La sentenza esclude l'obbligo di risarcimento in capo alla presidenza del Consiglio dei ministri

Con una nuova sentenza shock, i giudici della Corte d’Appello civile dell’Aquila hanno confermato la sentenza di primo grado che aveva escluso l’obbligo di risarcimento in capo alla presidenza del Consiglio dei ministri nei confronti delle famiglie di sette studenti che morirono nel sisma del 6 aprile 2009 dopo essere rimasti in casa in seguito alle prime scosse dello sciame sismico che precedette il terremoto vero e proprio delle 3:32 di magnitudo 6.3. Il decesso dei giovani, secondo la Corte, sarebbe colpa della loro condotta ‘incauta’ e non delle parole del vice della Commissione grandi rischi, che aveva rassicurato pubblicamente la popolazione affermando che lo sciame sismico in corso non rappresentava un segnale preoccupante. Per i familiari delle vittime, dunque, nessun indennizzo: anzi, dovranno pagare circa 15mila euro di spese legali. Alcuni di loro hanno già annunciato che faranno ricorso in Cassazione. Dal punto di vista penale, invece, dei 7 tecnici scientifici della Commissione grandi rischi, chiamata all’Aquila la settimana precedente la grande scossa, solo Bernardo De Bernardinis, vicecapo della Protezione civile, è stato condannato in via definitiva per omicidio colposo, a 2 anni.

Le vittime

Nel loro ragionamento, i giudici hanno analizzato il comportamento, tra gli altri, di una delle vittime, il 22enne Nicola Bianchi, studente della facoltà di biotecnologia che decise di restare all’Aquila nonostante lo sciame sismico per un esame a cui si era iscritto l’8 aprile. Quella notte il ragazzo era uscito di casa ed era rimasto in strada, secondo i giudici un comportamento ‘in contrasto’ col fatto che si era sentito rassicurato dalle parole di De Bernardinis. “Come si può demandare la sicurezza ad un ragazzo di 22 anni?”, ha esclamato il padre di Nicola, Sergio Bianchi. Le altre vittime sono Ivana Lannutti, Enza Terzini, Michele Strazzella, Daniela Bortoletti, Sara Persichitti e Nicola Colonna. Già in primo grado i familiari delle vittime avevano dovuto pagare circa 12 mila euro di spese processuali, cui ora si aggiungono i circa 15mila dell’appello. 

 

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