Soccorso Alpino: "Attenti a profondità repentine"
Con la bambina annegata in un lago del cuneese e la donna ritrovata morta giovedì assieme al figlio nel lago di Garda, salgono a 22 i cadaveri rinvenuti nei fiumi e nei laghi italiani dallo scorso 1 giugno a oggi, 18 luglio, poco meno di una vittima ogni due giorni. Il dato arriva dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), che chiede maggiore prevenzione e più controlli sul territorio. Ogni anno in Italia sono circa 400 le persone che muoiono annegate in acqua (mare, laghi, fiumi, torrenti), mentre nel mondo i decessi per annegamento ammontano a 2,5 milioni solo nell’ultimo decennio. Considerando i casi emersi sulla stampa nazionale e locale, solo tra giugno e luglio si contano già 22 cadaveri rinvenuti nelle acque di fiumi e laghi italiani, quasi uno ogni due giorni – stima Sima – Ogni anno nel mondo 236mila persone muoiono per annegamento: gli incidenti avvengono in mare aperto, nei fiumi ma anche in piscine alte pochi centimetri e nelle vasche da bagno di casa. Le vittime più frequenti, secondo l’Oms, sono i bambini tra 1 e 4 anni, seguiti da quelli di età compresa tra 5 e 9 anni. “Le acque interne di fiumi e laghi possono nascondere grandi insidie – afferma il presidente Sima, Alessandro Miani – Da un lato mulinelli d’acqua e correnti nei fiumi, dall’altro fondali improvvisamente profondi dei laghi e difficoltà a risalire a riva, quando questa è rocciosa, causata da alghe adese alla pietra che la rendono scivolosa. I numeri sui decessi ci dicono che serve più prevenzione in Italia, promuovendo nella popolazione una maggiore consapevolezza circa le norme base di sicurezza e incrementando controlli e divieti”.
Soccorso alpino: attenti a profondità repentine quando si fa il bagno
Non ci sono vere e proprie regole scritte per evitare che le gite al lago possano tramutarsi in tragedia, ma occorre prestare molta attenzione: i laghi hanno una profondità “repentina” che può rivelarsi pericolosa. A parlare con LaPresse dei rischi che si incontrano nei laghi è Nicola Ruggeri del Cnsas, il Corpo nazionale del Soccorso alpino e speleologico che da 40 anni conosce questi specchi d’acqua. Le accortezze da seguire sono quelle che normalmente si rispettano quando si fa un bagno al mare: “Se ci si avventura lontano dalla riva, è preferibile non essere da soli, avere sempre con sé una piccola boa o comunque qualcosa che aiuti a stare a galla in caso di difficoltà”. E per i piccoli non dimenticare braccioli, tavolette e salvagenti. Diversa la questione se si parla delle immersioni subacquee. “In questo caso la Capitaneria di porto ha delle regole molto precise – spiega Ruggeri – a cominciare dal fatto che, per esempio, le boe di segnalazione, per le immersioni di notte, devono avere dei sensori luminosi, e che occorre che ci sia qualcuno a terra che possa accorgersi se vi sono difficoltà e dare l’allarme”.
Il decalogo del Codacons
A provare a stilare una lista di 10 semplici regole per fare in modo che i bagni nei laghi restino piacevoli è stato invece il Codacons. Ecco gli accorgimenti suggeriti dall’associazione dei consumatori:
1) valutare le capacità natatorie in relazione alle condizioni climatiche (temperature, onde, vento), alle correnti e alle altezze (in caso di tuffo);
2) mai avventurarsi da soli lontano dalla riva;
3) prestare attenzione all’escursione termica all’ingresso in acqua;
4) non entrare in acqua se non in perfette condizioni di salute;
5) attendere tre ore dai pasti;
6) non forzare le proprie prestazioni fisiche;
7) non tuffarsi da mezzi di navigazione sia fermi che in movimento;
8) non avventurarsi in apnee e prestare attenzione all’iperventilazione;
9) non arrampicarsi sulle scogliere;
10) nuotare nelle apposite aree riservate ai bagnanti (se vi sono) e in ogni caso mantenersi a distanza di sicurezza dai natanti.
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