Sovraffollamento, celle piccolissime senza acqua, infestazioni di insetti come blatte: è il desolante quadro dello stato delle carceri italiane tracciato dall’ultimo rapporto di Antigone, l’organizzazione non governativa che si occupa della tutela dei diritti dei detenuti in Italia. In particolare, spiega l’associazione, al 30 giugno erano presenti nelle nostre carceri 61.480 detenuti in 51.234 posti detentivi regolamentari, per un tasso di affollamento ufficiale medio del 120%. Però la capienza regolamentare, su cui è calcolato questo tasso, non tiene conto che al 17 giugno, di quei poco più di 51mila posti detentivi, 4.123 non erano in realtà disponibili: di conseguenza il tasso di affollamento reale del nostro sistema penitenziario è ormai del 130,6%. Tra i detenuti le donne erano 2.682, il 4,4% dei presenti, mentre gli stranieri erano 19.213, il 31,3%. Il dossier è stato redatto da Antigone dopo 88 visite effettuate dal suo Osservatorio sulle condizioni di detenzione in 12 mesi.
Se si guarda ai posti effettivamente disponibili sono ormai 56 gli istituti in cui il tasso di affollamento è superiore al 150% e ben 8 quelli in cui è superiore al 190%. Si tratta di Milano San Vittore maschile (227,3%), Brescia Canton Monbello (207,1%), Foggia (199,7%), Taranto (194,4%), Potenza (192,3%), Busto Arsizio (192,1%), Como (191,6%) e Milano San Vittore femminile (190,7%). Mentre sono ormai solo 38 gli istituti non sovraffollati.
Negli ultimi 12 mesi le presenze sono cresciute di 3.955 unità, un +6,9% che ha riguardato in misura sostanzialmente uguale anche le donne (+6,8%) e gli stranieri (+6,8%). Una crescita che fino a maggio è stata in media superiore alle 300 unità al mese. “Per la prima volta da mesi, a giugno si registra un calo delle presenze rispetto al mese scorso, -67, ma non c’è da sperare purtroppo che questo sia indicativo di un’inversione di tendenza, si tratta probabilmente dei permessi premio concessi in maggior numero nel periodo estivo. Infatti anche nel 2023 tra maggio e giugno si registrò un leggero calo delle presenze, -23, ma a seguire i detenuti sono tornati a crescere prepotentemente”, spiega Antigone.
Per quanto invece riguarda gli Istituti Penali per Minorenni, sono stati 586 gli ingressi nei primi mesi del 2024 (fino al 15 giugno). Nel corso del 2023 erano stati 1.142, il numero più alto degli ultimi anni. E, a metà giugno, erano 555 – per 514 posti ufficiali – i giovani ristretti (di cui 25 ragazze), e le presenze sarebbero ancora maggiori se non fosse per la pratica, resa più facile dal Decreto Caivano, di trasferire nelle carceri per adulti chi ha compiuto la maggiore età pur avendo commesso il reato da minorenne, interrompendo così la relazione educativa. Il 64,1% dei presenti non aveva una sentenza definitiva. Un anno prima, al 15 giugno 2023, i presenti erano 406. Pur non considerando la parentesi della pandemia che ha visto i numeri abbassarsi per motivi di eccezionalità (alla fine del 2020 i giovani detenuti erano 278), i numeri delle presenze stanno rapidamente salendo: al 31 dicembre 2019 gli Ipm ospitavano 369 ragazzi. Dei 555 ragazzi detenuti 346 erano minorenni e 209 giovani adulti. Con riferimento ai singoli istituti, si va dai 66 ragazzi ospitati a Nisida ai 9 di Quartucciu (Cagliari). Gli stranieri erano 266, di cui 204 provenienti dal Nord Africa. “Molti i minori stranieri non accompagnati, che – spiega Antigone – incrociano il carcere per la mancanza di strutture di accoglienza esterne che li costringe a una vita di strada. Giovani arrestati principalmente al Nord Italia che, a causa del sovraffollamento, vengono trasferiti negli Ipm del Sud e allontanati dai pochi riferimenti territoriali che possiedono. Molto alto, specialmente nei loro confronti, l’utilizzo di psicofarmaci, anche a causa dell’alto numero di presenze che rende più difficile la presa in carico individualizzata”.
Dalle 88 visite svolte dall’Osservatorio di Antigone negli ultimi 12 mesi risulta che nel 27,3% degli istituti visitati c’erano celle in cui non erano garantiti 3mq a testa di spazio calpestabile.
Alcune delle testimonianze raccolte dall’associazione sono impressionanti. “Oggi mio figlio mi ha chiamata e mi ha detto che stanno tenendo i detenuti chiusi nelle celle quasi 24 ore su 24 (forse un’ora o due ore d’aria ma non so nemmeno se vengono rispettate quelle). Con 50 gradi e senza ventilatori stanotte mio figlio (che soffre di asma e sta facendo aerosol e prendendo antibiotico) si è sentito male e nessuno gli ha aperto. La situazione è al limite, bisogna fare qualcosa“, ha scritto la mamma di un ragazzo recluso che si è rivolta ad Antigone. “Siamo tre detenute in cella – si legge in un’altra lettera – Il bidet viene usato sia per lavarci che per pulire le stoviglie. Le docce sono in comune e ne funziona solo una su due per 15 detenute in sezione. Siamo invase da blatte e formiche. Dal bidet fuoriescono i topi. I materassi sono pieni di muffa. Spesso e volentieri siamo senza acqua e luce. I ventilatori li abbiamo comprati a nostre spese. Non abbiamo mai accesso alla biblioteca. Non ci sono corsi da frequentare. Non c’è nessuna attività. Noi donne non siamo considerate da nessuno, siamo all’abbandono“.