I colossi mondiali dell’aereonautica sia civile che militare si sono riuniti dal 22 al 26 luglio in un sobborgo poco lontano da Londra, dove è in corso la fiera internazionale dell’aviazione. L’industria italiana è grande protagonista del ‘Farnborough International Airshow’, facendo registrare la presenza di una notevole costellazione di piccole e medie imprese d’eccellenza per il settore. Quello che salta subito agli occhi, però, è certamente il grande padiglione esclusivo dedicato a Leonardo, l’azienda di bandiera nel settore della difesa e della sicurezza. Per l’occasione, LaPresse ha intervistato il suo amministratore delegato, Roberto Cingolani, toccando i temi più caldi del momento. A partire dall’elezione della nuova Commissione Europea, la prima questione affrontata è stata dunque quella dell’importanza di una difesa comune nel continente: “L’obiettivo è quello di ottenere un’Europa più sicura e competitiva. Ora non so se sia possibile già da ora parlare di una difesa comune europea, perché questo ha delle implicazioni a livello di esercito, di governance, di finanziamenti. Ma servono almeno degli stati membri più sinergici, delle grandi alleanze industriali”. Tale necessità nasce dal fatto che “l’Europa, come continente, è troppo frammentato”. Per il CEO di Leonardo la ricetta da seguire parte dalla consapevolezza che “per la politica certe trasformazioni, come quella che va dalla sicurezza nazionale a quella europea, sono complesse e non si fanno in fretta”. Per questo motivo, allora “le grandi aziende internazionali hanno una responsabilità sociale”: “Le aziende possono fare da apripista e cominciare a pensare in maniera sinergica per fare delle proposte che gli stati possano pian piano metabolizzare”. Un concetto chiaro, ancora più importante alla luce del riferimento a un possibile dialogo tra Leonardo, Thales e Airbus, tre grandi aziende del settore, in previsione di quello che potrebbe essere un nuovo sforzo congiunto nel dominio dello spazio: “Se vogliamo essere sicuri rispetto ai grandi continenti come gli Stati Uniti o la Cina, per noi è fondamentale che oltre alle riflessioni interne si facciano anche delle riflessioni in comune come continente – ribadisce Cingolani – Quindi è da un po’ che noi parliamo. È ancora una riflessione di natura tecnica, ma è evidente che si parte da una riflessione tecnica per poter fare poi dei passaggi a livelli superiori”.
Rimanendo sulla politica internazionale, dall’Europa ci si sposta negli Stati Uniti, con al centro il tema dei rapporti tra gli stati Nato da una parte all’altra dell’oceano: “Preoccupato dalla possibile vittoria di Trump alle prossime elezioni americane? Possono esserci letture diverse di come la Nato intenda svolgere il proprio ruolo di ombrello, o richieste economiche più alte da parte degli Stati Uniti verso i paesi Europei. Credo però che tutti noi vogliamo vivere in una civiltà sicura e con i valori democratici difesi”. “Credo che le grandi democrazie abbiano a cuore la sicurezza dei propri cittadini e la pace – continua il CEO di Leonardo, che poi rimarca – La pace però va difesa e questo ha un costo: investire in tecnologie e deterrenza è in questo momento l’unico modo che abbiamo per garantire la pace”.
Entrambi i temi trattati dimostrano che la questione della sicurezza, nello scenario internazionale vigente, è ormai diventata una questione globale. Su questo Cingolani ha le idee chiare: “Il concetto di difesa e di sicurezza è in fortissima evoluzione. Pur rimanendo un pilastro fondamentale per uno stato che vuole essere sicuro, oggi la difesa rientra in un concetto più ampio, che è quello della sicurezza globale”. In quest’ottica, il CEO di Leonardo punta il faro su due pilastri in particolare: “Solo se riusciamo a migliorare in fretta la nostra offerta di prodotti e le nostre performance in spazio e cyber sicurezza – spiega l’a.d. – possiamo cominciare a dire che offriamo tutti gli ingrediente della sicurezza globale”. Da qui il paradigma su cui basare i futuri investimenti: “Il futuro andrà verso una difesa in cui i diversi domini, mare, spazio, terra e aria che si parlano tra di loro. Si chiama cross-domain e tutte le nostre macchine della difesa dovranno essere interoperabili”.
Data la presenza nel Regno Unito, l’ultima domanda ha infine riguardato i dubbi che il neoletto premier inglese, Keir Starmer, avrebbe recentemente mosso nei confronti del progetto GCAP (Global Combat Air Programme, progetto di difesa internazionale in collaborazione tra Italia, Giappone e Regno Unito, ndr). “Non sono particolarmente preoccupato. Ci sarà probabilmente da essere adattivi quando lo scenario sarà più chiaro”. Cingolani racconta anche di aver personalmente incontrato Starmer durante la sua visita inglese, “persona estremamente preparata che ci ha fatto un’eccellente impressione”. Il lavoro, comunque, non si ferma: “Continuiamo a lavorare con i team tecnici e aspettiamo che i partner inglesi prendano le loro decisioni”, è il commento di Cingolani, che poi conclude dicendo che “faremo le scelte necessarie per garantire una tecnologia molto avanzata e sostenibile per i paesi che la costruiscono”.