Nel mirino di varie Procure d'Italia, in passato è sato ritenuto vicino anche a clan camorristici

Emergono nuovi dettagli dall’inchiesta con cui la Procura di Milano e la Guardia di finanza hanno sequestrato 121 milioni di euro ad Amazon Italia Transport. Tra i fornitori della multinazionale c’è anche l’imprenditore Giovanni Attanasio, che si trova agli arresti domiciliari: plurindagato da varie Procure d’Italia per frode fiscale, caporalato e bancarotta, in passato è stato ritenuto dagli investigatori vicino a clan camorristici. 

Nelle intercettazioni che lo riguardano Attanasio viene definito “il presidente”, nonostante da anni non ricopra cariche societarie perché già raggiunto nel 2020 da un’interdittiva antimafia della Prefettura di Vicenza per presunti “rapporti” con “alcuni gruppi camorristici” e, dal giugno 2024, dal divieto di esercitare attività d’impresa.

A Salerno gli sono stati sequestrati fra dicembre e maggio 77 milioni di euro con l’accusa di aver messo in piedi una frode fiscale da 175 milioni con false fatture. A Modena gli viene contestato di aver impiegato lavoratori migranti in “condizioni di sfruttamento” con l’uso di “violenza e minaccia”. Avrebbe lasciato che dentro le sue aziende crescesse un “gruppo”, noto con la sigla di ‘AK47’, di lavoratori pakistani arrestati ad aprile per tentato omicidio, estorsione e lesioni, e dediti alle “spedizioni punitive” contro chi protestava per le condizioni di lavoro. Raid messi in atto nonostante la “presenza di testimoni o telecamere”. Ad almeno un’aggressione l’imprenditore avrebbe assistito in prima persona senza intervenire. E’ stato per anni tra i più importanti fornitori di driver e facchini per Amazon ma anche GLS e Poste Italiane – SDA. Durante la sua gestione dell’appalto alla GLS di Piacenza, il 16 settembre 2016 il facchino Ahmed Abdel Salam è stato investito e ucciso da un camionista mentre partecipava a una manifestazione di protesta. 

Il rapporto con clan camorristici

Ritenuto in passato vicino a clan camorristici ma uscito prosciolto dalle accuse Giovanni Attanasio, finito ai domiciliari a giugno 2024, è l’amministratore di fatto della Natana Doc, società specializzata in servizi di facchinaggio e basata in via della Meccanica a Vicenza. E’ guidata formalmente dalle figlie Alessia e Ivana Attanasio da quando il 64enne di Pontecagnano Faiano è stato raggiunto nel 2020 da un’interdittiva antimafia della Prefettura di Vicenza per i presunti “rapporti” con “alcuni gruppi camorristici operanti in provincia di Salerno“. Nell’inchiesta su Amazon Italia Transport i pm di Milano Paolo Storari e Valentina Mondovì ritengono la Natana Doc una delle numerose aziende con “rilevanti criticità fiscali” inserita negli appalti della multinazionale fondata da Jeff Bezos attraverso le quali sarebbe stato messo in piedi il “sistema fraudolento” che “dura da diversi anni” e ha comportato lo “sfruttamento dei lavoratori” e “ingentissimi danni all’erario”.

Debiti e illeciti

Solo considerando i primi due anni dell’indagine condotta dai militari del Nucleo Pef 2017-2019, Natana ha accumulato oltre 21 milioni di euro di debiti contributivi sui circa 70 milioni in carico a tutti i fornitori della società di e-commerce individuati dalgi inquirrenti fra il 2017 e il 2022. Un escamotage “sistematico” che, secondo gli inquirenti, consente di offrire sul mercato “prezzi competitivi” grazie agli “illeciti fiscali”. Natana Doc è partecipata al 75% dalla Finat (sempre intestata alle sorelle Attanasio) e al 12,5% dalla Calenda srl di Piacenza, uno dei principali fornitori di Amazon con oltre 17 milioni di euro di fatture emesse in due anni verso al multinazionale. La Calenda srl a sua volta effettua “acquisti” da altri “fornitori”. Come la Lavoro Doc, l’agenzia interinale riconducibile sempre agli Attanasio e per il cui il fallimento il 18 giugno 2024 le figlie di Giovanni Attanasio sono state raggiunte da avvisi di garanzia e il padre da un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari e dal sequestro preventivo di 6 milioni di euro con le accuse di bancarotta fraudolenta, bancarotta preferenziale e omesso versamento di ritenute.

Sempre a Salerno l’imprenditore 64enne che fornisce corrieri e manodopera ad Amazon è indagato per aver utilizzato 175 milioni di euro di false fatture fra 2013 e 2019 orchestrate fra una girandola di cooperative di pulizia, facchinaggio e logistica. Per questa ipotesi nel dicembre 2023 il gip di Salerno ha disposto il sequestro di 34 milioni di euro. Altri 43 milioni gli sono stati sequestrati su ordine del tribunale del Riesame a febbraio 2024, poi confermato in Cassazione. E’ di aprile invece il suo coinvolgimento con l’ipotesi di caporalato e sfruttamento del lavoro nella maxi inchiesta della Procura di Modena sulla gang pakistana AK47 che tra Carpi, Piacenza, Mantova e Brescia avrebbe messo in piedi un’associazione a delinquere che avrebbe tentato omicidi e commesso estorsioni, lesioni e minacce. Il gip di Modena Carolina Clò ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di 18 persone. Per Attanasio, indagato per caporalato come amministratore di fatto della Natana in cui prestavano servizio i membri della mandata, non è stata chiesta l’emissione di misure cautelari.

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