Giulia Cecchettin, il padre di Turetta: “Ho detto delle fesserie, chiedo scusa”

Nicola Turetta, padre di Filippo, reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin, chiede scusa per le dichiarazioni fatte durante il primo colloquio in carcere con il figlio. “Chiedo scusa per quello che ho detto. Gli ho detto solo tante fesserie. Non ho mai pensato che i femminicidi fossero una cosa normale. Erano frasi senza senso. Temevo che Filippo si suicidasse. C’erano stati tre suicidi a Montorio in quei giorni. Ci avevano appena riferito che anche nostro figlio era a rischio. Quegli instanti per noi erano devastanti. Non sapevamo come gestirli. Vi prego, non prendete in considerazione quelle stupide frasi. Vi supplico, siate comprensivi”, ha fatto sapere l’uomo parlando al Corriere della Sera.

Turetta racconta che la moglie e l’altro figlio ora “si trovano ad affrontare una gogna mediatica dopo quel colloquio pubblicato dai giornali”. “Ero solo un padre disperato. Chiedo scusa, certe cose non si dicono nemmeno per scherzo, lo so. Ma in quegli istanti ho solo cercato di evitare che Filippo si suicidasse“, ha aggiunto. Il padre del 22enne, rinchiuso nella prigione di Montorio Veronese (in provincia di Verona), spiega di aver ricordato al figlio che avrebbe dovuto laurearsi per “tenerlo impegnato e non fargli pensare al suicidio. È logico che non se ne farà niente di quella laurea, dovrà giustamente scontare la sua pena per quello che ha fatto”. 

Bartoli (Odg): “Nessun interesse pubblico in colloquio Turetta”

“Il dovere del giornalista è distinguere cosa è essenziale per la comprensione dei fatti da ciò che è pura e semplice incursione nel dramma di genitori di fronte a un figlio che ha commesso un crimine terribile. Un dramma umano, quello del padre e della madre, che va rispettato. Non è in gioco la terzietà del giudice, così come da quel colloquio non emerge alcun elemento rilevante per le indagini e, quindi, di interesse pubblico. Serve rispetto per il dolore dei genitori di Turetta e rispetto per il rinnovato e atroce dolore dei familiari della vittima”. Lo dichiara Carlo Bartoli, presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti.