“In questo momento siamo un paese cicala: abbiamo troppa acqua al nord, la smaltiamo in fretta disperdendola, acqua dolce che non è più disponibile. Dall’altra parte, l’Abruzzo, la Sardegna, la Sicilia, la Calabria, la Basilicata e la Puglia stanno combattendo una battaglia contro la siccità”. Così in un’intervista a LaPresse Massimo Gargano il direttore generale di ANBI (Associazione Nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue), commentando lo spaventoso report sulla disponibilità idrica del paese pubblicato la scorsa settimana.
“Oramai (la siccità, ndr) è un problema anche di coesione sociale, soprattutto in Sicilia”, spiega Gargano, dove manca “l’acqua per le famiglie, per l’industria del turismo, per il bestiame degli allevamenti e per la meravigliosa agricoltura dell’agroalimentare”. “Non si può immaginare di operare in emergenza trovando l’acqua che non c’è” commenta il direttore, che spiega quindi quali sono le leve sulle quali dover agire: manutenzione, infrastrutturazione, innovazione e “in ultimo una nuova cultura dell’acqua: non possiamo immaginare che in Sicilia i consorzi di bonifica siano commissariati da 34 anni”.
Data la spaccatura climatica evidenziata nel paese, a Gargano viene chiesto cosa ne sarebbe della gestione delle risorse idriche in caso di attuazione dell’autonomia differenziata: “L’Italia si affaccia tutta nel Mediterraneo. È evidente che questo paese, lungo e stretto, i problemi li avrà soprattutto nella parte più vicina a quella africana. Allora, se il paese deciderà di fare l’autonomia differenziata dovrà tenere conto di questa differenza geografica, altrimenti pagherebbe un prezzo enorme rispetto all’altra parte del paese che è più vicina al nord dell’Europa”. Gargano quindi conclude: “È l’uomo la causa dei cambiamenti climatici, per cui ne è assolutamente il responsabile. Oggi bisogna che ne prenda coscienza e adotti politiche coerenti per invertire la rotta”.