Estradata dopo l'arresto in Pakistan e condannata all'ergastolo per l'omicidio della figlia. Nordio: "Giustizia può fare suo corso"

Nazia Shaheen, madre di Saman Abbas, è atterrata alle 14.10 a Fiumicino. La donna, già condannata all’ergastolo dalla Corte d’assise di Reggio Emilia per l’omicidio della figlia, uccisa il primo maggio 2021, è scesa dall’aereo scortata dalle forze di polizia e carabinieri. Latitante dal giorno dell’omicidio di Saman, Nazia Shaheen è stata estradata dopo l’arresto dello scorso 31 maggio in Pakistan.  La donna indossava un burqa nero, a coprire l’intera figura, lasciando liberi solo gli occhi. Con sè anche una borsa rossa. Ora è attesa nel carcere di Rebibbia, in attesa del trasferimento in un altro istituto emiliano. 

Nordio: “Con estradizione madre giustizia può fare suo corso” 

“Con l’estradizione della madre di Saman Abbas, Nazia Shaheen, in arrivo oggi in Italia dopo essere stata arrestata in Pakistan a seguito di un mandato di cattura internazionale, si compie un fondamentale passo in avanti per il percorso di giustizia per la giovane diciottenne di origini pakistane barbaramente uccisa il primo maggio del 2021″. Lo afferma in una nota il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

La donna, condannata alla pena dell’ergastolo con sentenza di primo grado dalla Corte di assise di Reggio Emilia insieme al marito, era latitante dal primo maggio 2021, il giorno in cui era tornata in patria dopo l’omicidio della figlia. Dopo mesi di richieste e attese il governo di Islamabad ha accolto la richiesta del ministero della Giustizia per l’estradizione in Italia della donna. “Si tratta di un risultato frutto di una intensa e proficua collaborazione del Ministero della Giustizia con il Ministero dell’Interno e il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, che rappresenta un efficiente esempio di sinergia istituzionale a servizio della giurisdizione”, afferma Nordio. “A nome del governo italiano – conclude il Guardasigilli – voglio ringraziare le autorità pakistane per aver compreso l’importanza per il nostro Paese di assicurare una piena risposta di giustizia per un delitto che ha sconvolto le nostre coscienze”. 

Madre andrà in carcere a Rebibbia, poi trasferimento in Emilia 

All’arrivo all’aeroporto di Fiumicino oggi pomeriggio Nazia Shaheen, la madre di Saman Abbas, condannata in primo grado all’ergastolo il 19 dicembre 2023 per l’omicidio della figlia assieme al marito Shabbar Abbas e al cognato Hasnain Danish, sarà presa in consegna dalla polizia penitenziaria e trasferita temporaneamente in carcere a Rebibbia e poi definitivamente in un penitenziario emiliano. Lo fa sapere in una nota la Procura di Reggio Emilia in cui ricostruisce le tappe dell’arresto in Pakistan il 31 maggio scorso della donna, latitante dall’1 maggio 2021, giorno dell’omicidio di Saman, e la successiva estradizione in Italia resa possibile da una “intensa attività”, fa sapere il Procuratore Calogero Gaetano Paci, svolta dal ministero della Giustizia italiano e l’Ambasciata d’Italia a Islamabad. A fine maggio le autorità pakistane hanno eseguito il mandato d’arresto internazionale nei confronti della donna. 

La procedura di estradizione, a cui Nazia Shaheen non si è opposta, è stata ritenuta applicabile dall’Alta Corte pakistana e a metà agosto il Governo del Paese asiatico ha dato l’assenso al trasferimento in Italia. Personale dello Scip (Servizio per la cooperazione internazionale di polizia della Direzione centrale della polizia criminale) si è recato in Pakistan e ha preso in consegna la 51enne. Il padre di Saman, Shabbar Abbas, era invece già stato arrestato il 15 novembre 2022 con la collaborazione della polizia federale pakistana e dello Stato del Punjab ed estradato in Italia il 31 agosto 2023. 

Legale Ucoii: “Difficile difesa madre in appello”

“Non sono sicuro se si chiude un cerchio o se in realtà se ne apre un altro. Attendo i fatti: lei rientra in Itala alla luce di una sentenza che la dichiara responsabile di una fatto così grave e la condanna all’ergastolo per fare cosa? Per potersi difendere in appello dove già le possibilità difensive sono ridotte? Difendersi in questo momento, alla luce della sentenza e delle motivazioni, mi sembra un passo assai difficile da superare. Mi chiedo allora qual è la vera ragione per la quale lei si è resa disponibile a venire in Italia. Dobbiamo attendere queste dichiarazioni, se le farà, in che forma le farà, se fuori processo, se nell’ambito dell’appello: vediamo che riscontri avranno e che linea difensiva potrà avere“. Così a LaPresse Riziero Angeletti, legale dell’Unione delle Comunità Islamiche in Italia, parte civile nel processo per l’omicidio di Saman Abbas, in merito al rientro in Italia della madre della giovane, Nazia Shaheen, condannata all’ergastolo.”La linea difensiva potrebbe essere quella che ha già sostenuto il marito, ma abbiamo visto che è stato condannato. Qual è la verità che ci vorrebbe rivelare? Non comprendo quale sia il suo vero scopo, tutto il resto lo dicono la sentenza e le motivazioni”, conclude. 

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