Lo ha dichiarato il procuratore di Termini Imerese. Nel naufragio dello yacht al largo di Porticello sono morte sette persone

Su come il Bayesian sia affondato lunedì notte a Palermo gli inquirenti sanno ormai quasi tutto. Mancano alcuni dettagli, ma i punti rilevanti della dinamica sono chiari. Questa mattina una serie di dichiarazioni dei magistrati di Termini Imerese hanno fugato i punti oscuri di quei maledetti 16 minuti. “La barca è affondata di prua”, “il veliero verosimilmente non è stato colpito non da una tromba marina, ma da downburst”. E ancora “è stato un evento repentino e improvviso” e la barca “poteva stare in quel punto della rada”, riferiscono il procuratore capo Ambrogio Cartosio e il sostituto Raffaele Cammarano. Ciò che manca o che la procura tiene sotto strettissimo riserbo sono “i perché”, le responsabilità di un disastro imprevedibile e “verosimilmente provocato da comportamenti scorretti di chi era a bordo” sottolinea Cartosio che però non si spinge oltre, trincerandosi dietro un “stiamo valutando le singole responsabilità”. Dopo il recupero dell’ultimo corpo dei dispersi intrappolato nella nave, la procura si sta concentrando sulle responsabilità del naufragio. Le autopsie sulle sette vittime non sono state ancora disposte, “ma sono in fase di programmazione”. Con ogni probabilità gli incarichi verranno conferiti fra domani e lunedì. Sul fronte indagati – i reati ipotizzati sono naufragio e omicidio colposo plurimo – non ci sono ancora avvisi di garanzia per il comandante. Men che meno per gli altri otto membri dell’equipaggio. Il capitano del veliero James Cutfield sarà risentito dai magistrati.

“Dovremmo ancora fargli delle domande e ci aspettiamo che prima di lasciare l’Italia attenda l’esito degli accertamenti”, ha ribadito Cartosio che sottolinea però come il comandante, il resto dell’equipaggio e tutti i superstiti sono liberi di lasciare il Paese. “In quel caso, se ci sarà bisogno di sentirli ci avvarremo del meccanismo delle rogatorie internazionali”, risponde Cartosio alla domanda sul rischio di un’eventuale fuga per sfuggire a responsabilità personali nel naufragio. Le prime certezze sono arrivate dopo cinque giorni e sono state esposte nella conferenza stampa organizzata dalla procura: “Il veliero è affondato di poppa in brevissimo tempo”, ha confermato Cammarano. “Cinque delle sei vittime sono state ritrovate in una cabina nella parte sinistra, e questo fa pensare che abbiano cercato di sopravvivere respirando fino all’ultimo centimetro di aria, cercavano bolle di ossigeno per sopravvivere”.

Una delle domande a cui gli inquirenti stanno cercando di rispondere è proprio sul ruolo del comandante e dell’equipaggio nei minuti dell’affondamento. Tutto l’equipaggio tranne il cuoco era sul ponte principale, uno di loro era di guardia e aveva il compito di monitorare le condizioni meteo. Sei dei 12 ospiti non si sono salvati “probabilmente perché dormivano e non si sono svegliati in tempo”, ha detto Camarrano. Si sarebbero svegliati quando ormai l’acqua imbarcata da poppa aveva raggiunto le cabine. Nulla è stato fatto per accertare le condizioni psicofisiche al momento del naufragio di comandante ed equipaggio. Non sono stati eseguiti test alcolemici e anti droga perché “in quel momento tutti erano sotto shock”, hanno spiegato i magistrati termitani. 

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