Un treno travolse e uccise Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio Lombardo, al lavoro sui binari

È trascorso un anno dalla strage di Brandizzo, in cui persero la vita cinque operai travolti dal treno che viaggiava sulla linea ferroviaria Torino-Milano. La notte tra il 30 e il 31 agosto 2023 Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio Lombardo erano impegnati in una serie di lavori lungo i binari quando vennero sorpresi dal passaggio di un treno diretto al deposito, e che viaggiava a circa 160 chilometri orari. Per la loro morte la Procura di Ivrea ha avviato subito indagini – non ancora concluse – che hanno portato all’iscrizione di 15 persone nel registro degli indagati. La tragedia suscitò grandissima commozione in tutto il Paese. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, definì “un oltraggio” morire sul lavoro, “un oltraggio ai valori della convivenza”.

Chi erano le vittime di Brandizzo

Michael Zanera aveva 34 anni e lavorava per la Sigifer dal 2019 come saldatore. Grande appassionato di social, amava raccontarsi attraverso i video pubblicati su Tik Tok, compreso le immagini che documentavano il suo lavoro. Kevin Laganà aveva da poco compiuto 22 anni ed era la vittima più giovane. Di origini siciliane, era molto legato alla famiglia e anche lui pubblicava spesso online video e foto che lo ritraevano con il padre e una nipote. Aveva invece 43 anni Giuseppe Sorvillo. Papà di due bimbi piccoli, di 7 e 9 anni, Sorvillo viveva a Brandizzo ma era originario di Capua. Tra le sue passioni c’erano lo sport, i viaggi e le gite in montagna. Il più anziano del gruppo era Saverio Giuseppe Lombardo, di 52 anni. Originario di Marsala, da cui era emigrato nel 2001, Lombardo era sposato e padre di un figlio. Infine Giuseppe Aversa, 49 anni, di Chivasso. L’uomo viveva da una decina d’anni a Borgo d’Ale, in una cascina ristrutturata, dove si era trasferito per prendersi cura della madre.

Le indagini e i 15 indagati

Da quanto emerso finora dalle indagini, pare che gli operai avessero aperto il cantiere prima di ricevere l’autorizzazione ufficiale. A dare il via libera sarebbe stato il caposcorta di Rete ferroviaria italiana nonostante la dirigente di movimento di Rfi avesse comunicato il passaggio di un treno in ritardo. Gli indagati per la tragedia sono Antonio Massa, all’epoca caposcorta di Rfi, Andrea Gibin Girardin, capocantiere di Sigifer, azienda incaricata di svolgere i lavori di manutenzione. Per loro le accuse sono di disastro ferroviario e omicidio con dolo eventuale. Indagato poi il direttore generale di Sigifer, Franco Sirianni, il direttore tecnico Cristian Geraci, la legale rappresentante Simona Sirianni e il socio Daniele Sirianni. Per loro le accuse sono di disastro e omicidio colposi, le stesse contestate a due dirigenti di Rfi Gaetano Pitisci e Andrea Bregolato. Nel registro degli indagati sono stati iscritti con le stesse accuse anche tre manager della Clf (società bolognese che aveva subappaltato i lavori alla Sigifer), tra cui l’amministratore delegato Enrico Peola.

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