Esponenti del tifo organizzato di Lazio, Juventus, Milan e Inter coinvolti in guai con la legge
In principio fu Diabolik. Era l’estate del 2019 quando Fabrizio Piscitelli, storico capo ultrà della Lazio soprannominato come il ladro dei fumetti, che alla sua dedizione alla curva Nord alternava quella al narcotraffico, fu ucciso con un colpo di pistola alla testa mentre era seduto su una panchina nel Parco degli Acquedotti di Roma. La sua militanza negli ambienti del tifo organizzato laziale, tra le fila degli “Irriducibili”, qualche anno prima lo aveva portato addirittura a tentare la scalata al club biancoceleste attraverso una vera e propria campagna d’intimidazione nei confronti del presidente Claudio Lotito. Attraverso il coinvolgimento dell’ex bomber e bandiera laziale Giorgio Chinaglia, Piscitelli tentò di far cedere il club ad un gruppo farmaceutico ungherese che sarebbe stato interessato all’acquisto. Ma con metodi che secondo la procura configuravano i reati di tentata estorsione ed aggiotaggio: tanto che, per l’operazione, Diabolik fu condannato, insieme ad altri tre capi ultrà, a 3 anni e 6 mesi in primo grado. Per il suo omicidio è in corso il processo a Raul Esteban Calderon, considerato l’esecutore materiale di un delitto che si ritiene maturato nell’ambito di feroci contrasti per il controllo delle piazze di spaccio della Capitale. Ma sono ancora in corso le indagini sui mandanti.
L’indagine sugli ultras della Juventus
Un altro episodio che ha visto intrecciarsi le strade di calcio e criminalità organizzata è quello accaduto nell’autunno del 2019, quando la Procura di Torino smantellò una vera e propria associazione a delinquere gestita dalle frange ultrà della Juventus. Fu proprio la società bianconera a denunciare le pressioni subite da parte di gruppi di tifosi organizzati affinché cedesse biglietti che sarebbero stati successivamente rivenduti attraverso i circuiti illegali. Le accuse furono di estorsione, autoriciclaggio, violenza privata, vendita illegale di biglietti. Sciopero del tifo e cori razzisti, allo scopo di far multare la società, sarebbero state le ritorsioni attuate dai gruppi ultrà qualora non avessero visto esaudite le loro richieste.
L’omicidio di Cernusco
Ma, prima del grave fatto di Cernusco sul Naviglio, che ha visto protagonisti i due capi ultrà dell’Inter Andrea Beretta e Antonio Bellocco, con la morte di quest’ultimo, anche la sponda rossonera di Milano ha fatto i conti con i guai giudiziari di un suo capo ultrà. Era il dicembre del 2021 quando Luca Lucci, già coinvolto in vicende di droga, fu arrestato con l’accusa di essere al vertice di un importante giro di narcotraffico che si avvaleva di un software tecnologico che – come scrissero gli investigatori – rendeva il capo ultrà praticamente “inattaccabile“.
Gli arresti dei capi ultras di Inter e Milan
Il 30 settembre l’ultimo episodio che mostra ancora una volta il legame tra mondo delle tifoserie organizzate e criminalità organizzata. Tra i 19 arrestati ci sono i vertici del tifo organizzato milanese di entrambe le sponde. Ancora una volta Luca Lucci, a capo prima della Curva Sud e poi di ‘Banditi Curva Sud’; suo fratello Francesco, 44 anni; Ismail Hagag, fedelissimo dei fratelli Lucci. Christian Rosiello, 41 anni, che sarebbe coinvolto nel pestaggio del personal trainer dei vip, Cristian Iovino, in seguito a una lite con il cantante Fedez (che non figura nell’inchiesta), di cui è guardia del corpo da qualche tempo. Coinvolti anche Riccardo Bonissi e Luciano Romano, Fabiano Capuzzo, Francesco Intagliata, detto ‘Buzzero’, pregiudicato per rapina, lesioni, rissa e droga. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere con l’aggravante mafiosa, estorsione, false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, accesso abusivo a sistemi informatici, lesioni, percosse, rissa e resistenza a pubblico ufficiale. Tra i presunti illeciti su cui la Procura di Milano stava indagando da tempo c’è anche la gestione degli affari dell’indotto dello stadio di San Siro, dai parcheggi alla vendita di gadget e panini, fino a quello dei biglietti per le partite. Tra gli indagati figura anche Manfredi Palmeri, consigliere regionale lombardo indagato per corruzione tra privati.
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