Caso Regeni, Renzi interrogato a Roma: “Uffici sapevano ma non si poteva fare di più”

L'ex premier è stato sentito come testimone

Il senatore di Italia Viva ed ex premier Matteo Renzi è stato sentito come testimone davanti alla corte d’Assise di Roma nell’ambito del processo per la morte di Giulio Regeni, interrogato dal procuratore di Roma, Francesco Lo Voi. “E’ accaduto qualcosa dentro il mondo egiziano, ritengo sia una dinamica interna a loro. Per aiutare Al Sisi, forse ma quello che so è che Regeni è stato ucciso in maniera bieca, incredibile e le istituzioni italiane hanno fatto quello che dovevano fare e sono fiero della risposta dell’Italia rispetto ad altri Paesi come la Francia e l’Inghilterra”, spiega l’ex premier all’uscita del Tribunale in Piazzale Clodio. “Rispetto alla notizia dico che ogni giorno scompaiono cittadini italiani, nella maggior parte dei casi non succede nulla ma tutte queste informazioni vengono messe nel canale burocratico. In questo caso il 28 gennaio la notizia della scomparsa del ragazzo è passata agli uffici, anche quelli di Palazzo Chigi. La notizia è esplosa nella sua dimensione il 31 gennaio e come è giusto che sia il ministro degli Esteri prende contatto con il collega egiziano, le agenzie dei servizi e io stesso ci mettiamo al lavoro. Dopodiché quello che è accaduto è che abbiamo richiamato l’ambasciatore ed è il gesto più alto che si può fare in diplomazia. Chiediamo aiuto al potere giudiziario che apre un fascicolo e al potere della stampa. Quanto questo sia efficace o soddisfacente sono valutazioni che ognuno di noi porta con sé”, ha concluso Renzi.