Si è aperto a Venezia in corte d'Assise il processo a carico del 22enne reo confesso che ha ucciso l'ex fidanzata l'11 novembre 2023, in un parcheggio a Fossò

Non vendetta né trattamenti di favore, ma una pena giusta. A Venezia, davanti alla Corte d’Assise della città lagunare, prende il via il processo a carico di Filippo Turetta, 22enne di Torreglia, in provincia di Padova che ha confessato di aver ucciso la ex, Giulia Cecchettin, l’11 novembre 2023, in un parcheggio a Fossò, provincia di Venezia. Un processo che si annunciava mediatico, alla luce della eco che ha scatenato la morte della 22enne, prossima alla laurea in Ingegneria biomedica, nell’opinione pubblica e che si preannuncia invece dall’iter veloce dal momento che l’imputato ha scelto l’abbreviato e sono state già fissate tutte le prossime tappe, fino al 3 dicembre, giorno in cui è attesa la sentenza. Il giovane deve rispondere di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.

Il legale del 22enne: non diventi vessillo di una battaglia culturale 

Turetta non diventi “vessillo di una battaglia culturale contro i femminicidi”, ha detto in aula, davanti alla Corte d’Assise presieduta da Stefano Manduzio, l’avvocato Giovanni Caruso, legale del 22enne. L’imputato, che sarò interrogato il prossimo 25 ottobre dai giudici veneziani, nel corso dell’udienza già fissata, ha diritto a un “processo nelle aule di giustizia e non altrove”, ha affermato il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, che ha assistito alla prima udienza. “Il processo non è uno studio sociologico, che si fa in altre sedi, il processo è l’accertamento di responsabilità dei singoli – ha evidenziato – Sarebbe grave se l’imputato non fosse in aula per il clamore mediatico”. In aula Turetta, detenuto nel carcere di Montoro, nel Veronese, è il ‘grande’ assente della giornata. “Sarà qui quando sarà il momento”, ha assicurato Caruso, spiegando che il 22enne non è presente per il “clamore mediatico” suscitato dal caso. “Ho suggerito io al mio assistito di non esserci”, ha spiegato il legale. “Il mio pensiero va alla mia famiglia, a mio fratello e ai miei genitori, che vengono continuamente fermati dai giornalisti”, le parole di Turetta, secondo quanto apprende LaPresse.

Gino Cecchettin: “Non ho niente da dirgli”

A lui, all’ex di sua figlia, Gino Cecchettin “non ha niente da dire. Il danno ormai l’ha fatto”. La richiesta di risarcimento avanzata da Stefano Tigali che lo rappresenta nel processo è di oltre un milione di euro. Più o meno dello stesso importo la richiesta di Elena Cecchettin, sorella della vittima, rappresentata dall’avvocato Nicodemo Gentile che parla di danno “irrisarcibile” per la morte della ragazza “avvenuta senza un perché”. Il prossimo 25 ottobre e a seguire il 28 dello stesso mese, Turetta sarà interrogato nel corso delle due udienze già fissate. L’esame dell’imputato è stato chiesto da pubblica accusa e parti civili e in aula Caruso ha ricordato che è stato lo stesso 22enne a chiedere di essere interrogato. Nel processo non entrano testimoni.

Il 3 dicembre la prima sentenza

La Corte ha accolto l’accordo tra le parti in causa di procedere speditamente, come previsto dal rito abbreviato, per giungere il 3 dicembre alla prima sentenza. Nessun testimone dunque in aula, ma dopo l’interrogatorio e il controesame, altre due udienze già fissate per i prossimi 25 e 26 novembre per la discussione delle parti e il 3 dicembre per le eventuali repliche e la sentenza. “Ho piena fiducia nella giustizia e la pena giusta sarà quella che la giuria deciderà di comminare la Corte, quello che deciderà la giuria per me va bene”, ripete Gino Cecchettin. 

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