La direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza: "Ci preoccupò la scomparsa in concomitanza manifestazioni"

“Ci siamo resi conto della mancanza di collaborazione egiziana. Piano piano ci siamo convinti della mancanza di volontà di collaborare con noi da parte degli egiziani”. Così Elisabetta Belloni, attuale direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza e all’epoca del omicidio di Giulio Regeni capo di gabinetto e segretario generale del ministero degli Esteri, oggi in aula come testimone nel processo, davanti alla prima corte d’Assise di Roma, per la morte di Giulio Regeni, rapito torturato ed ucciso, in Egitto nel 2016. “Il fatto che non abbiamo gli imputati presenti qui dimostra che non c’è collaborazione” – ha spiegato la Belloni rispondendo a una domanda formulata dall’avvocato Alessandra Ballerini, legale dei familiari del ricercatore friulano. 

Belloni: “Ci preoccupò la scomparsa in concomitanza manifestazioni”

“Venni contattata da Maurizio Massari, nostro ambasciatore in Egitto, il 26 gennaio mattina e mi informò di aver appreso, nella tarda serata del 25, della scomparsa del cittadino italiano Giulio Regeni e noi avviammo tutti i meccanismi per capire cosa fosse successo“, ha proseguito Belloni. “I casi di scomparsa confermo che sono frequenti e, inizialmente, la preoccupazione non era elevata” – ha spiegato Elisabetta Belloni, al procuratore della Capitale Francesco Lo Voi e il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, aggiungendo poi che “la coincidenza della scomparsa di Giulio con le proteste di piazza aveva fatto emergere qualche preoccupazione in più”.

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