Sono le motivazioni con cui il tribunale di Milano ha condannato Giovanni Canio Mazzaro a due anni e sei mesi di reclusione e alla confisca di 644.733,68 euro

Giovanni Canio Mazzaro avrebbe mostrato “totale incuranza” verso la “riscossione dei tributi da parte dell’Erario”. Sono le motivazioni con cui il tribunale di Milano lo scorso 17 luglio ha condannato l’ex compagno della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, a due anni e sei mesi di reclusione e alla confisca di 644.733,68 euro, con due accuse di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e di dichiarazione infedele per aver evaso l’imposta sui redditi e per la vicenda dello yacht ‘Unica’.

Si tratta dell’imbarcazione venduta nel 2019 per circa 400mila euro, ma senza passaggio di denaro, da Canio Mazzaro alla Biofood Italia srl, rappresentata dalla senatrice di Fratelli d’Italia, e poi ceduta nuovamente a una società maltese. Operazioni che secondo il pubblico ministero Paolo Filippini che ha condotto l’inchiesta con la guardia di finanza erano servite a Canio Mazzaro per ‘schermarsi’ e sottrarsi a quattro diversi accertamenti dell’Agenzia delle Entrate sui propri debiti con il fisco per oltre 1,5 milioni di euro.

Secondo il presidente della seconda sezione penale di Milano, giudice Emanuele Mancini, che ha condannato il 65enne anche all’interdizione per due anni dagli uffici direttivi di imprese, dallo stipulare contratti con la pubblica amministrazione e dalle funzioni di assistenza rappresentanza in materia tributaria, Canio Mazzaro avrebbe fatto ricorso a “fittizi schermi societari” per spostare le “proprie risorse economiche” senza pagare le “imposte personali dovute” ma mantenendo la “disponibilità” totale dei “conti correnti” di società “di cui era sostanzialmente il dominus”, si legge nelle 25 pagine di sentenza.  Il meccanismo gli avrebbe procurato “vantaggi economici”, scaricando gli “oneri fiscali” su “terzi” che “a loro volta” sarebbero risultati “inadempienti”.

Daniela Santanchè, inizialmente indagata dalla Procura di Milano e poi archiviata dal gip Laura Angela Minerva, per non aver partecipato in alcun modo all’acquisto e nella successiva vendita dello yacht, avrebbe comunque avuto un ruolo nel rilasciare la “procura” all’ex compagno per agire sui “conti correnti” della Biofood Italia srl con limiti da 100mila euro per ogni singola operazione. Così facendo avrebbe reso Giovanni Canio Mazzaro “sostanzialmente libero di disporre della gestione societaria” e di utilizzare la “cassa economica per prelievi o spese personali” ritenute “estranee all’oggetto sociale” dato che l’azienda si sarebbe occupata di bioalimentare e farmaceutica.

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