A Roma la commemorazione della deportazione degli ebrei compiuta dai nazisti il 16 ottobre 1943
“Noi ci sentiamo esattamente come all’indomani del 7 ottobre, perché quegli ostaggi che sono stati catturati e portati in prigionia nei tunnel di Gaza purtroppo sono ancora lì. Un centinaio di loro, vivi o morti, purtroppo sono ancora prigionieri e questo non dà pace alle famiglie e alle persone che amano la libertà e il bene”. Lo ha dichiarato Victor Fadlun, a margine della commemorazione organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Comunità Ebraica di Roma per ricordare la deportazione degli ebrei della capitale, compiuta dai nazisti il 16 ottobre del 1943, alla presenza, tra gli altri, anche del sindaco Roberto Gualtieri.
“La vittima principale, in tutta questa vicenda, è la democrazia – continua il presidente della comunità ebraica romana – quello che è a rischio è il modello culturale che noi abbiamo creato con sofferenza, sulla base delle ceneri della seconda guerra mondiale”. Per tanto, “l’attacco è a questo, non agli ebrei o a un’altra religione, ma a un modello culturale che si vuole distruggere”. Da qui il punto: “Se Israele non riuscirà a difendersi, sarà l’inizio di un nuovo ordine mondiale”, afferma Fadlun, che poi conclude: “In questa situazione ci sono vittime di tutte le religioni. I palestinesi stessi sono vittime di questo terrorismo dissennato di Hezbollah, di Hamas e dei proxy dell’Iran. Le prime vittime sono loro, assieme agli abitanti di Israele”.
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