Dopo la decisione del tribunale di Roma tornano in Italia gli stranieri che erano stati trasferiti da Lampedusa a Shengjin
È arrivata in porto a Bari, dopo la partenza dall’Albania, la motovedetta della Guardia Costiera ‘Visalli’ cha da Shengjin ha riportato in Italia i 12 migranti condotti nei giorni scorsi nel centro d’accoglienza di Gjader. Gli stranieri, che facevano parte di un gruppo originario di 16 persone, sono stati riportati nuovamente in Italia dopo la pronuncia del tribunale di Roma che non ha convalidato il loro trattenimento nella nuovissima struttura creata in base all’accordo tra Italia e Albania. Si tratta di sette bengalesi e cinque egiziani, saranno condotti nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio intanto si dice pronto a intervenire dopo quella che definisce una “sentenza abnorme” e precisa: “Non è una polemica contro la magistratura”. La pronuncia del Tribunale di Roma ha infatti provocato le dure proteste della premier Giorgia Meloni e di tutta la maggioranza. Il centrodestra è andato all’attacco dei giudici figurando un nuovo scontro tra poteri dello Stato, mentre le opposizioni se la prendono con il governo e puntano il dito contro quello che definiscono “uno spot elettorale” in Albania, costato “quasi un miliardo”.
Governo studia provvedimento per Albania, ipotesi decreto legge in Cdm
Il governo studia il provvedimento che consenta di trasferire i migranti nei centri allestiti in Albania, dopo che la sentenza del Tribunale di Roma ha annullato i trattenimenti e ordinato il ritorno in Italia. A quanto riportano fonti parlamentari qualificate, l’ipotesi più accreditata – su cui dovrebbe esprimersi il Consiglio dei ministri convocato lunedì alle 18 a palazzo Chigi – è quella di un decreto legge, immediatamente efficace, che eleverebbe dunque a rango di norma primaria l’elenco dei paesi considerati sicuri per il rimpatrio dei Migranti. Tale indicazione era finora affidata, infatti, a un decreto interministeriale.
Salvini riunisce Lega, iniziative contro magistratura politicizzata
Matteo Salvini intanto ha convocato con massima urgenza per questa mattina un Consiglio federale della Lega dopo “l’attacco all’Italia e agli italiani sferrato da una parte di magistratura politicizzata”. Il riferimento è al provvedimento sul caso Albania e al processo Open Arms in cui è imputato. Nei prossimi giorni la Lega presenterà nei Comuni italiani mozioni per ribadire la necessità di difendere i confini, mentre sabato 14 dicembre e domenica 15 dicembre ci saranno gazebo in tutte le città italiane in vista della sentenza Open Arms in agenda a Palermo il giorno 20 dicembre. Per Salvini, “chi impedisce di difendere i confini mette in pericolo il Paese”. Così una nota della Lega.
Nordio: “Su Albania sentenza abnorme, interverremo con provvedimenti”
La reazione del governo alla sentenza del Tribunale di Roma che annulla i trattenimenti dei migranti nei centri in Albania è stata “non contro la magistratura, ma contro il merito di questa sentenza. Non è una polemica contro la magistratura, a cui ancora mi onoro di appartenere, ma contro un tipo di sentenza che non solo non condividiamo ma che riteniamo addirittura abnorme”, e quindi “interverremo con provvedimenti legislativi”. Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a margine di un convegno a Palermo. “Non può essere la magistratura a definire uno Stato più o meno sicuro”, aggiunge Nordio, spiegando che “c’è una sentenza della Cedu che non dice affatto quello che è alla base della sentenza di Roma: è lo Stato che deve decidere, è una decisione di alta politica”. Inoltre, “queste decisioni rischiano di creare incidenti diplomatici: definire non sicuro un Paese amico come il Marocco può creare problemi. E aggiungo che se noi ritenessimo che non sono sicuri Paesi in cui vigono regole che noi abbiamo ripudiato, come la pena di morte, allora anche gli Stati Uniti non sarebbero un Paese sicuro. Sono questioni di alta politica che non dovrebbero essere lasciate alla magistratura e non saranno lasciate alla magistratura”, conclude il Guardasigilli.
Nordio: “Nessuna guerra a magistratura, ma se esonda politica interviene”
“Da ex magistrato riterrei quasi sacrilego pensare che il governo a cui appartengo dichiari guerra alla magistratura, cosa che peraltro non è e non sarà mai. Questo però non significa che se la magistratura esonda dai propri poteri, come in questo caso attribuendosi delle prerogative che non può avere, come quella di definire uno Stato sicuro, allora deve intervenire la politica, perché la politica esprime la volontà popolare”. Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a margine di un convegno Palermo, interpellato su un possibile scontro tra governo e magistratura dopo la sentenza del Tribunale di Roma che che ha annulla i trattenimenti dei migranti nei centri in Albania. “Noi rispondiamo al popolo: se il popolo non è d’accordo con quello che facciamo, noi andiamo a casa. Ma la magistratura, che giustamente è autonoma e indipendente, non risponde a nessuno e proprio per questo non può assumersi delle prerogative che sono squisitamente ed essenzialmente politiche”, aggiunge Nordio, ricordando: “Ho ricevuto varie volte i componenti dell’Anm, abbiamo ovviamente idee diverse su molte cose ma abbiamo sempre cercato di convergere su quelle che ci uniscono per una maggiore efficienza della giustizia”, ha aggiunto Nordio.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata