Lettera aperta del fratello del magistrato ucciso in via D'Amelio
“Non possiamo fare altro che denunciare la vergogna di uno Stato che ritiene di poter allontanare i suoi più valorosi servitori con la scusa di un supposto conflitto di interessi che, però, evidentemente, non è ritenuto così insidioso – nonostante fosse stato cristallizzato con tanto di prova fotografica – quando ad averlo è la presidente stessa”. A scriverlo in una lettera aperta è Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso il 19 luglio 1992 a Palermo, commentando la proposta di legge del centrodestra di modifica della legge istitutiva della Commissione parlamentare antimafia. A firmare la lettera insieme a Borsellino sono rappresentanti e parenti di altre vittime di mafia e di terrorismo che proseguono: “A un anno e mezzo di distanza dalla prima lettera aperta, siamo costretti a tornare a scrivere per denunciare la concretizzazione del conflitto di interessi che avevamo previsto nel nostro accorato appello, affinché l’onorevole Chiara Colosimo non venisse designata presidente della Commissione parlamentare antimafia. Nel maggio dello scorso anno avevamo voluto accendere i riflettori sui ‘rapporti tra la suddetta deputata di Fratelli d’Italia e il terrorista dell’eversione di destra Luigi Ciavardini‘ e sul pericolo che quei legami potessero inficiare il sereno svolgimento delle inchieste della Commissione – prosegue la lettera -. Ebbene, nonostante plurime sentenze abbiano confermato il coinvolgimento degli eversori neofascisti (con la complicità di parti infedeli delle istituzioni), non solo nella campagna stragista degli anni della strategia della tensione, ma anche in quella mafiosa degli anni ’92-’94, il primo passo della Commissione è stato quello di circoscrivere il lavoro sulla sola strage di via D’Amelio – analizzandola come un fatto isolato e non all’interno di una strategia complessiva – e, riguardo questa, soltanto sul ruolo della cosiddetta ‘inchiesta mafia-appalti’. Eliminando così il ruolo degli apparati di sicurezza e degli eversori di destra e, quindi, tra gli altri, quello di Paolo Bellini (neofascista entrato – secondo una sentenza di primo e secondo grado – in prima persona nella strage della stazione di Bologna e nelle ‘trattative’ mafiose degli anni ’90)”.
“Il secondo passo è stato quello di cestinare la dettagliata proposta del senatore Roberto Scarpinato di svolgere approfondimenti concernenti il coinvolgimento nelle stragi mafiose di apparati statali, massoneria e di soggetti appartenenti al mondo dell’eversione di destra – continua Salvatore Borsellino nella sua lettera aperta –. Ma è l’ultimo atto della Commissione, preannunciato dalla presidente Colosimo pochi giorni fa, che ci ha indotti ad intervenire nuovamente: la proposta di modifica del regolamento interno della Commissione per escludere dai lavori quei parlamentari che avrebbero presunte (e pericolosamente generiche) ‘incompatibilità’ con le inchieste dell’organo parlamentare. E chi si preannuncerebbe essere il primo escluso per la fantomatica incompatibilità, anche definita ‘conflitto di interessi’? Proprio il senatore Roberto Scarpinato, che ha trascorso la sua vita da magistrato ad indagare sui rapporti tra mafia, massoneria, Servizi segreti e terroristi di destra. La sua ultima indagine, prima di andare in pensione, ha portato alla condanna (ancora non definitiva), per l’omicidio del poliziotto Nino Agostino e di sua moglie incinta, di due mafiosi con saldi legami con i Servizi”. A sottoscrivere la lettera con Borsellino sono Paolo Bolognesi (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage della stazione di Bologna), Luigi Dainelli e Daniele Gabrielli (presidente e vicepresidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili), Manlio Milani (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di piazza della Loggia), Stefano Mormile (fratello dell’educatore carcerario Umberto Mormile, assassinato dalla ‘ndrangheta, e presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della Falange Armata), Federico Sinicato (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di piazza Fontana), Nunzia Agostino (sorella dell’agente di Polizia Nino Agostino, assassinato da Cosa Nostra), Paola Caccia (figlia del magistrato Bruno Caccia, assassinato dalla ‘ndrangheta), Angela Gentile Manca (madre del medico Attilio Manca, assassinato da Cosa Nostra) e Brizio Montinaro (fratello dell’agente Antonio Montinaro, ucciso nella strage di Capaci).
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