Il procuratore nella conferenza stampa sull'inchiesta coordinata assieme alla Dda di Milano

(LaPresse) “Non è nemmeno un anno da quando è stata emanata la legge che ha equiparato la disciplina processuale delle indagini sui reati informatici a quella dei procedimenti per mafia o terrorismo. Solo dal luglio scorso, quindi, gli uffici sono dotati di strumenti efficaci. L’indagine dei Carabinieri di Varese, per gran parte del suo svolgimento, è stata supportata da una grande capacità di impiego di tecniche investigative sofisticate, che hanno consentito di anticipare gli scenari investigativi aperti dallo scorso luglio.” Lo ha detto il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, nella conferenza stampa sull’inchiesta coordinata assieme alla Dda di Milano, che ha portato agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico di 4 persone, fra cui l’ex super-poliziotto Carmine Gallo, oltre che agli indagati Leonardo Maria Del Vecchio, Matteo Arpe e il presidente di Fondazione Fiera, Enrico Pazzali. “Queste indagini hanno un valore particolare per quanto riguarda la tenuta dello stesso sistema democratico, perché la sicurezza cibernetica nazionale, cioè ciò che ruota intorno ai sistemi e alle infrastrutture informatiche che regolano l’esercizio delle funzioni pubbliche, è straordinariamente delicata”, ha proseguito Melillo. “Questo spiega la necessità che il legislatore ha avvertito di dotare l’ufficio del Pubblico Ministero di poteri investigativi adeguati alla delicatezza e alla complessità della sfida.”

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