Solo il 10% dei procedimenti raggiunge questo traguardo
Grande risultato per i familiari di circa 50 famiglie che hanno perso i loro familiari nel corso delle prime ondate della pandemia da Covid-19 e per i loro legali, dopo che venerdì la Corte europea dei diritti dell’uomo ha deciso di comunicare al governo italiano il ricorso da loro presentato nell’ottobre del 2023. Solo il 10% dei procedimenti infatti giunge a questo storico traguardo. Ora il Governo italiano dovrà rispondere ai quesiti della Corte, riguardanti sia le carenze sostanziali nell’affrontare la pandemia, senza uno piano pandemico aggiornato come prescritto dall’OMS, sia per il fatto di non aver permesso ai familiari delle vittime di partecipare in qualità di parti civili ai processi dinanzi al Tribunale dei ministri per le presunte responsabilità dei componenti del governo di allora, ma anche della Regione Lombardia e del Comitato tecnico scientifico appositamente costituito, tutti conclusisi con archiviazioni. Al centro del ricorso la violazione di alcune norme della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (articoli 2 e 13 CEDU), in relazione in particolare ai procedimenti dei tribunali dei ministri di Brescia e Roma che avevano avuto ad oggetto la gestione della pandemia nei primi mesi 2020.
“Questa comunicazione che ci è pervenuta è importantissima – commenta Consuelo Locati, del team legale che segue i familiari -. Il tribunale ha ritenuto che l’oggetto del giudizio sia tale da meritare un’analisi approfondita da parte della Corte di Strasburgo, che ha comunicato il nostro ricorso al Governo italiano e che ha dato termine alle parti per rispondere ai quesiti posti dalla stessa Corte. Questo provvedimento e la serietà con la quale i giudici europei hanno analizzato la vicenda dovrebbero essere presi ad esempio da quella parte dell’autorità giudiziaria che in Italia fa fatica a riconoscere il meritato approfondimento giuridico alla questione sottoposta al suo esame, sia in ambito penale che civile e che ha avuto ad oggetto la morte delle persone per violazione degli obblighi imposti dalla nostra Costituzione, ma anche dalla normativa europea e internazionale”. “Abbiamo la prova che le nostre richieste erano fondate – conclude Locati – ma soprattutto questa decisione ci conferma come siano stati ritenuti sussistenti i presupposti giuridici dell’indagine della Procura di Bergamo che aveva individuato 21 indagati”.
L’Associazione dei familiari di #Sereniesempreuniti riunisce molti dei familiari che si sono rivolti alla Corte di Strasburgo dopo le archiviazioni del Tribunale dei Ministri di Brescia. “Questo provvedimento ridà dignità alle nostre vittime – commenta Cassandra Locati, presidente di #Sereniesempreuniti – e riporta l’attenzione sul rispetto per noi familiari, quel rispetto che da oltre 4 anni le istituzioni italiane non ci hanno dimostrato”.
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