Con lei, i pm chiedono il rinvio a giudizio di altri 15 fra gli ex manager di Visibilia Editore spa, Visibilia Editrice spa e Visibilia srl

“Tutti sapevano tutto”. Con queste parole i pubblici ministeri di Milano Maria Gravina e Luigi Luzi hanno chiesto questa mattina di rinviare a giudizio Daniela Santanchè e altri 15 fra gli ex manager delle società Visibilia Editore spa, Visibilia Editrice spa e Visibilia srl in liquidazione nell’udienza preliminare del procedimento per falso in bilancio. Per circa due ore i pm hanno discusso le accuse di irregolarità nei conti delle aziende fondate dalla ministra fra 2016 e 2022 ricordando come anche il revisore dei bilanci – la società BDO (non imputata) – sia stata sanzionata dalla Consob.

Ex manager Visibilia chiede il patteggiamento

Riprenderà alle 15 l’udienza preliminare del procedimento per falso in bilancio nei confronti di Daniela Santanchè e altri 15 fra familiari, manager e sindaci che hanno lavorato nelle aziende della ministra del Turismo, Visibilia Editore spa, Visibilia Editrice srl e Visibilia srl in liquidazione. Davanti al gup di Milano, Anna Magelli, questa mattina l’ex membro del cda della Editore, Federico Celoria, ha chiesto di patteggiare mentre è stata discussa la posizione dell’ex consigliere, Massimo Cipriani, non presente alla scorsa udienza per un legittimo impedimento. Le difese degli imputati, fra cui il compagno di Santanchè, Dimitri Kunz D’Asburgo, l’ex compagno Canio Giovanni Mazzaro, la sorella Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero – hanno presentato a inizio udienza eccezioni sulle modalità con cui è avvenuta la notifica degli avvisi di conclusione indagini preliminari da parte dei pm Maria Gravina e Luigi Luzi con l’aggiunta Laura Pedio (oggi Procuratrice a Lodi). Dopo una breve camera di consiglio il gup le ha respinte con ampie motivazioni. I pm hanno preso parola raccontando la genesi del procedimento con l’esposto contro le “gravi irregolarità” presentato nel 2022 dalla cordata degli azionisti di minoranza della Editore spa guidata dal finanziere Giuseppe Zeno. Assistiti dagli avvocati Antonio Piantadosi e Nicla Castelluccio in tre di loro si sono costituiti parte civile lamentando di aver subìto un danno da oltre 179mila euro (Zeno) investendo nelle azioni del gruppo. Ciò sarebbe avvenuto a causa della rappresentazione “assolutamente falsa” dei bilanci e delle scritture contabili fra 2016 e 2022. Con una “regolare gestione” e una “corretta informazione sullo stato economico” l’azionista ritiene che avrebbe saputo della “catastrofica” situazione aziendale si legge nella richiesta di costituzione di parte civile, e non avrebbe mai acquistato alcun “titolo sul mercato azionario”. Secondo le accuse della Procura di Milano Santanchè, alla guida delle aziende fino al 2021-22, assieme ai suoi manager, avrebbe contribuito a nascondere “al pubblico le perdite” milionarie e la “sistematica incapacità” delle sue aziende di “produrre reddito” con “piani industriali ottimistici” approvati dal cda per evitare sia le “costose ricapitalizzazioni” che le gestioni più prudenti dei conti. Nel pomeriggio le parole vanno alle difese per la discussione.

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