Sono iniziati da stamani gli interrogatori di garanzia della presunta banda di hacker di via Pattari 6 che farebbe capo a Enrico Pazzali e all’ex super poliziotto Carmine Gallo. Il primo a entrare nell’aula del gip Fabrizio Filice è stato Samuele Nunzio Calamucci, l’informatico ex Anonymus, difeso dall’avvocato Paolo Simonetti ai domiciliari da venerdì, e ritenuto dal pm Francesco De Tommasi uno dei vertici dell’associazione a delinquere dedita allo spionaggio dei dati e il traffico di segreti. Sarebbe lui la mente del sistema ‘Beyond’ per incrociare informazioni da fonti aperte e altre sottratte illegalmente dalle banche dati delle forze di polizia, da vendere a clienti privati e aziende sotto forma di dossier.
“È la vita” è stata l’unica frase pronunciata dall’ex super poliziotto Carmine Gallo uscendo dall’interrogatorio di garanzia a chi gli ha chiesto se non fosse strano vederlo in tribunale da indagato dopo decenni come uomo di punta della polizia giudiziaria. Il 66enne, assistito dall’avvocata Antonella Augimeri, si è avvalso della facoltà di non rispondere e ha fatto dichiarazioni spontanee. “Collaborerò con la giustizia e chiarirò i fatti” ha detto, in sintesi, dichiarandosi estranei ai reati contestati. La difesa ha scelto di studiare tutti gli atti disponibili prima di rispondere alle domande. Dopo Gallo è entrato dal gip, l’informatico Giulio Cornelli e titolare di una delle agenzie di intelligence al centro dell’inchiesta. Carmine Gallo ha “servito lo Stato per 41 anni” ha detto la legale Antonella Augimeri.
Anche Giulio Cornelli e Massimiliano Camponovo, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al gip durante l’interrogatorio di garanzia. Sono rispettivamente i due informatici titolari della DAG e della Mercury Advisor, le due società fornitrici di servizi per la Equalize di Enrico Pazzali, entrambe sequestrate e indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Hanno entrambi rilasciato una breve dichiarazione spontanea, assistiti dagli avvocati Roberto Tarquini e Roberto Pezzi, con cui si dichiarerebbero estranei ai fatti e si difenderebbero dalle accuse.
“Le indiscrezioni giornalistiche che sono state affacciate in queste ore anche dalle testate online circa il fatto che i servizi digitali in uso all’agenzia possano essere stati compromessi dalla rete di spionaggio milanese, oggetto delle note indagini da parte della Procura distrettuale competente, sono completamente destituite di fondamento. Questo in quanto i personaggi coinvolti in tale vicenda non hanno mai avuto alcun ruolo, contrariamente a quanto affermato, nella progettazione e nello sviluppo dei sistemi informatici in uso all’Agenzia. Tale precisazione è tanto più doverosa nel momento in cui, a margine delle inchieste in corso sugli accessi abusivi a rilevanti banche dati, si tende ad offuscare l’integrità dell’Agenzia, con grave danno per l’immagine di questo Organismo che opera a servizio della sicurezza informatica del Paese e per la sicurezza nazionale in ambito cibernetico”. Lo riferisce Acn in una nota.