“Sta di fatto che mia mamma è ripiombata nel dolore di allora”. Lo ha detto a LaPresse Gianluca Tanda, fratello di Marco Tanda una delle vittime dell’hotel Rigopiano di Farindola, distrutto da una slavina il 18 gennaio 2017 con 29 vittime. Tanda si è visto recapitare, sabato scorso, un avviso di recupero crediti aziendali, dalla Asl Pescara, con tanto di diffida al pagamento del ticket di pronto soccorso per la madre, Ma Lai Wah Elma, che il 19 agosto 2017, nelle ore della tragedia, si era sentita male.
La donna era in ospedale a Penne (Pescara), le era stato chiesto “di indicare i segni particolari del figlio per poterlo riconoscere tra le vittime. – ha spiegato Tanda – Noi non ce l’abbiamo con il manager, anzi si è pure offerto di pagare lui l’importo, ma non accettiamo alcun soldo. Lo ringraziamo, ma lì è sbagliato all’origine. E’ proprio il concetto: mai madre si è sentita male in un ospedale dopo aver capito la gravità della situazione, con la richiesta di riconoscimento dei corpi. Lì ha pensato che il figlio non ce l’avrebbe fatta e i medici hanno preteso di farle degli accertamenti. L’hanno presa i sanitari, sono stati molto carini. Questo principio vale non solo per una mamma di Rigopiano, ma per chiunque – ha aggiunto – Il Comune di Penne, ci tengo a ringraziarlo, perchè ci ha sempre accolto a braccia aperte ci ha fatto organizzare le nostre prime commemorazioni ed è stato sempre disponibile con mezzi, uomini, ambulanze. Siamo stati veramente coccolati da quel comune, ma non capisco questa cosa. Nonostante tutto abbiamo un bel ricordo di quel paese, dell’accoglienza e della vicinanza soprattutto. In primis il sindaco che, tra l’altro, era un primario dell’ospedale. A questo punto devo pensare all’ennesimo errore umano”.