“Non sono anime perse né mostri: vogliono diventare ricchi, essere carismatici e questo, in alcune realtà di prossimità con la criminalità organizzata, te lo concede essere un criminale”. Lo dice lo scrittore Roberto Saviano, parlando con LaPresse, in merito all’omicidio di Arcangelo Correra, 18enne morto stamani in seguito elle ferite riportate per un colpo di pistola alla fronte, commentando le morti di tre giovanissimi nel giro di poco tempo, avvenute tra Napoli e provincia. Saviano parla di “realtà” come quelle di Napoli, “città con il più alto numero di armi d’Europa” e di “prossimità con la camorra”, in cui “la strada della pistola ti tenta e che molti intraprendono”. “La camorra è parte della loro vita e la camorra stessa che lo permette, lo alimenta, lo usa: entrano ed escono dal sostengo delle famiglie o sopravvivono con le rapine che sono permesse dalle famiglie”.

“Anche quando si è apparentemente lontani da una situazione camorristica, cioè quando non si hanno genitori fratelli o cugini affiliati – la promiscuità è tale che i camorristi diventano comunque i riferimenti di crescita di questi ragazzini che non possono agire senza autorizzazione: dalle rapine allo spaccio sono autorizzati quando non sono proprio delle paranze fondate dalla camorra”. “Basta guardare le foto dell’assassino di Franceso Pio Maimone o quelle di chi ha ucciso Santo Romano, uno già in carcere e l’altro in attesa di giudizio che li ritraggono con il figlio del boss Aprea della zona Barra“, ha sottolineato.

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