L'attrice e insegnante di dizione a LaPresse: "Il mio modo di sopravvivere era rendermi invisibile, sono rinata quando è morto"
Botte, soprusi, privazioni, chiusa in stanza, segregata, senza poter uscire altrimenti erano ancora botte: Alessandra Battaglia, attrice e insegnante di dizione, autrice del libro ‘La tua voce è un drago alato’, ha alle spalle una storia fatta di violenza, un trascorso familiare che l’ha portata a un passo dalla morte. “Un passato di buio totale”, dice a LaPresse. “Preparati a morire”: furono le parole del padre rivolte ad Alessandra Battaglia, cresciuta in un clima di violenza per i maltrattamenti che ha subito da quando era piccolissima fino all’aggressione brutale subita a 29 anni. Lei oggi sorride a dispetto del “passato di buio totale”. Per sopravvivere aveva messo a punto una strategia, da bambina, per cercare di non attirare l’attenzione: “Restavo in silenzio, non parlavo”. Costringeva la sua voce a non uscire, quella stessa voce che restava in gola e che oggi è lo strumento con cui lavora. “Sono stata invisibile per sopravvivere”, afferma. Bastava un niente per scatenare l’ira di quel padre violento. “Ricordo da bambina ceffoni senza motivo, anche mentre studiavo. Mio padre faceva kung fu, sapeva dove e come colpire”, spiega.
“Mi disse: ‘Preparati a morire'”
Era andata via di casa, a Ostia, dove era cresciuta e tornava lì per “il cambio valigia” e in uno di questi ritorni, a un anno dalla morte della mamma, ci fu quell’aggressione che l’ha lasciata tramortita e sotto shock. Quel giorno, mentre si rivestiva per andar via, il padre fece irruzione nella sua stanza. “Era rosso in volto, acceso, infuriato”, diceva cose senza senso. Dissi subito: ‘Sto andando via’”. Una frase che diede il via al pestaggio. Prima i pugni al volto “la mia testa andava da destra a sinistra in maniera velocissima, ricordo che a un certo punto non vedevo più per i colpi che stavo subendo”. Cade a terra, il padre inizia a prenderla a calci, nella schiena, nell’addome, in una spirale di violenza che sembra non finire mai. “Poi si è messo a cavalcioni su di me, mi ha bloccata e ha preso un termosifone cercando di colpirmi – dice – Non so come sono riuscita a schivare quel colpo, lui però non si arrendeva, corse in cucina a prendere dei coltelli. Mi urlò: ‘Preparati a morire'”. In un attimo di lucidità, Battaglia compone un numero sul cellulare, lo lancia sotto a un mobile dopo averlo messo in vivavoce: che qualcuno senta ciò che sta accadendo. Chiuse la porta, levò la chiave sperando di fermarlo. Ma il padre è una furia: la sfonda, la afferra per i capelli, “ero già in un lago di sangue, i pezzi di vetro ficcati nella schiena”. È in quel momento che qualcuno bussa alla porta, sono i carabinieri: “Io urlo: ‘Aiuto’, loro arrivano e uno di loro mi dice: ‘Siamo arrivati in tempo. Prendi quello che puoi, qui non tornerai più'”. In ospedale, Alessandra Battaglia attende il suo turno e quando finalmente un medico le si avvicina per visitarla le chiede: “Sì, ma tu cos’hai fatto?”.
L’odissea giudiziaria
Dopo la denuncia, inizia un’odissea giudiziaria. É servito arrivare in Cassazione per vedere suo padre, morto dieci anni fa, condannato. In appello, “non avevano riconosciuto come reato il tentato omicidio”, eppure i referti medici erano chiari. “È grazie al mio avvocato, Giuseppe Zupo, che ha lavorato per me pro bono che abbiamo fatto ricorso in Cassazione e abbiamo vinto”. Il giudice di primo grado ha emesso una condanna per maltrattamenti in famiglia e lesioni. In appello, invece, il suo aguzzino viene assolto, con una motivazione da brividi: Alessandra Battaglia avrebbe un “carattere non accomodante, ma ribelle e combattivo”. La Cassazione ha successivamente definito la sentenza di secondo grado “contraddittoria e manifestamente illogica”, “generica” e “apodittica”, dicendo che era “sommaria e generica”.
“Oggi ho una vita sana e felice, nonostante un passato di buio totale”
Tutto ciò che a Battaglia era concesso, era uscire per lavorare. Così a 15 anni, lei ha iniziato a lavorare, mettendo da parte i soldi con cui “ho pagato i miei studi all’università e nelle migliori accademie”. “Oggi ho una vita sana e felice, nonostante un passato di buio totale”, conclude.
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