L'ex capitano di fregata della Marina Militare, accusato di avere venduto per 5 mila euro documenti militari segreti ad un funzionario dell'ambasciata russa

Documenti militari segreti venduti per cinque mila euro. Rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento ed esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio. Per questi reati, i magistrati della prima Corte di Cassazione hanno rigettato il ricorso, confermando di fatto la condanna a 29 anni e due mesi nei confronti di Walter Biot, ex capitano di vascello della Marina, che era stata emessa dalla corte d’Appello Militare. Il procuratore Generale aveva chiesto nel corso della sua requisitoria la conferma della sentenza di secondo grado.

L’arresto in flagranza 

L’ex capitano venne arrestato in flagranza di reato dai carabinieri del Ros nel parcheggio di un supermercato nel quartiere di Spinaceto a Roma, dove si incontrò con l’addetto militare dell’ambasciata russa, Dimitri Ostroukhov, assistente dell’addetto militare dell’ambasciata russa dal quale ricevette, dopo avergli consegnato un scheda Sd, in cambio di una somma di denaro. All’interno del supporto informatico erano contenuti documenti e atti riservati categorizzati come ‘Nato secret‘, che Walter Biot aveva fotografato nel suo ufficio allo Stato Maggiore della Difesa, dove era responsabile del reparto Politica militare e pianificazione. Da quegli uffici, venivano pianificati interventi militari all’estero, in collaborazione con la Nato, l’Onu e le altre forze militari Ue.

I servizi di intelligenze italiani, che stavano indagando su Biot, filmarono però, con microcamere installate vicino la postazione di lavoro, l’ex ufficiale mentre scattava le fotografie alle schermate del monitor del suo pc, dove c’erano i documenti. Elemento, quest’ultimo, sottolineato dal procuratore generale che, durante la requisitoria, aveva spiegato che Biot aveva accesso a tutti i tipi di dominazione, sia cartacea che digitale. Nel processo presso il tribunale penale di Roma, Walter Biot era stato condannato in primo grado a 20 anni di carcere.

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