I dati dell'Istat: nell'82% dei casi delle donne uccise si tratta di femminicidi
Femminicidi, omicidi, violenza sulle donne e sicurezza. L’Istat traccia un quadro della situazione in Italia. Per le donne si conferma un quadro stabile in cui le morti violente avvengono soprattutto nell’ambito della coppia. Nel 2023 è pari allo 0,21 per 100mila donne il tasso delle donne uccise da un partner o un ex partner – sia esso un coniuge, un convivente o un fidanzato o un amante – del tutto simile a quello del 2022 (0,20). Mentre per gli uomini, lo stesso tasso è pari a 0,02 per 100mila uomini.
In particolare, sono i partner con cui la donna ha una relazione al momento della morte (coniugi, conviventi, fidanzati) a compiere il maggior numero degli omicidi nella coppia (il 41%), mentre sono il 12,8% gli ex partner (ex coniugi, ex conviventi, ex fidanzati). E’ quanto emerge dal report dell’Istat sulle vittime di omicidio anno 2023. Il rischio di essere uccise da un partner non si differenzia a seconda delle età (a partire dai 18 anni). 61 sono i partner maschi (96,8%) delle 63 donne uccise nell’ambito della coppia, mentre i sei uomini vittime di partner sono stati uccisi tutti da donne. Le donne italiane vengono uccise dai partner, attuali o precedenti, nel 51,5% dei casi, le straniere nel 68,7%. Risulta lievemente in diminuzione il tasso delle donne uccise da parenti (0,10 nel 2023; 0,14 nel 2022).
Le donne uccise da altri familiari (31) sono state uccise da uomini nell’83,8% (26 casi) e da donne in cinque casi.
Sono 40 gli uomini uccisi dai parenti, 37 dei quali sono stati assassinati da altri uomini. I più piccoli sono uccisi tutti in ambito familiare e da donne, si tratta di bambini sotto i tre anni e una tredicenne.
Il tasso è praticamente uguale per i maschi e le femmine, 0,09 e 0,06 per 100mila ragazzi e 100mila ragazze con meno di 14 anni. Tra i 14 e i 17 anni, la situazione cambia, e iniziano a riprodursi le differenze tra i sessi che esistono per maschi e femmine da adulti. Le due ragazze di 14-17 anni sono uccise da uomini, un parente e un conoscente; per i cinque maschi, la situazione è più variegata, prevalgono gli omicidi effettuati da sconosciuti alla vittima o da autori non identificati, uno è ucciso da un parente e un altro da un conoscente, tutti autori di sesso maschile. Inoltre i ragazzi sono uccisi da altri giovani, fatta eccezione del parente adulto. I parenti sono autori anche degli omicidi di persone in età avanzata, ma in questo caso le differenze tra i sessi sono importanti, a svantaggio delle donne (0,14 per 100mila uomini con più di 75 anni; 0,25 per 100mila donne della stessa età), sebbene in misura minore rispetto al 2022, quando per le donne il tasso era pari a 0,36. La morte per mano dei parenti colpisce anche gli uomini di 65-74 anni (0,24 per 100mila uomini) e di 55-64 anni (0,20). Per le donne tassi più elevati sono anche per le 55-64enni (0,13) e le 65-74enni (0,12 per 100mila donne della stessa età). I giovani di 25-34 anni presentano più del doppio di uccisioni rispetto alla media da parte di sconosciuti (0,96 contro 0,37). Tassi elevati anche per le classi di età limitrofe (0,60 per i 18-24enni e 0,56 per i 35-44enni). Per i maschi di 25-34 anni si verifica il picco di omicidi con autore non identificato (0,31 per 100mila uomini di 25-34 anni).
I femminicidi sono l’82% delle donne uccise in totale
In Italia tutte le informazioni sui ‘femminicidi’ non sono disponibili e solo in futuro si potranno rilevare grazie alla collaborazione inter-istituzionale con il Ministero dell’Interno. Tuttavia, già a partire dalle informazioni disponibili (relazione tra vittima e autore, movente, ambito dell’omicidio) è possibile fornire una stima del fenomeno: sono 63 le donne uccise nell’ambito della coppia, dal partner o ex partner; sono 31 le donne uccise da un altro parente; due le donne uccise da un conoscente con movente passionale. In totale nel 2023 si tratta di 96 femminicidi presunti su 117 omicidi con una vittima donna. Gli omicidi di genere rappresentano l’82% degli omicidi delle donne. Lo rileva l’Istat nel report sulle vittime di omicidio.
Nel 2019, erano 101 su 111, nel 2020 erano 106 su 116, nel 2021 104 su 119, nel 2022 105 femminicidi presunti su 126 omicidi. Tra le restanti 21 vittime donne: quattro sono state uccise per rapine, una per follia, tre per interessi economici o debiti, sei per futili motivi, liti o rancori da conoscenti e sconosciuti, una per motivi legati agli stupefacenti ed una per regolamento di conti nell’ambito mafioso, mentre per cinque non è stato stabilito il movente e di queste tre non hanno un autore identificato. Di questi 21 casi, 15 omicidi sono stati perpetrati da uomini, uno da una donna conoscente e per quattro non si conosce il sesso dell’autore, in quanto si tratta di casi di omicidio non risolti.
A marzo 2022 la 53a sessione della Statistical Commission ha approvato lo ‘Statistical framework for measuring the gender-related killing of women and girls (also referred to as ‘femicide/feminicide’). In questo ambito sono stati definiti omicidi di genere, comunemente detti femminicidi, quelli che riguardano l’uccisione di una donna in quanto donna. L’Italia ha scelto di aderire a questo framework delle Nazioni Unite, anche se la produzione di statistiche armonizzate è un cammino complesso verso cui tendere, che richiederà tempi lunghi per avere una comparazione internazionale, anche a livello europeo.
Il primo rapporto delle Nazioni Unite sui femminicidi, che segue l’approvazione dello ‘Statistical framework for measuring the gender-related killing of women and girls’, presenta una prima comparazione, per alcuni Paesi, dei tassi per 100mila donne di omicidi con vittima donna da parte di un partner, di un ex partner o un famigliare. Le variabili necessarie per identificare un femminicidio sono molte e riguardano la vittima, l’autore e il contesto della violenza.
Sinteticamente, dal punto di vista statistico nella definizione afferiscono tre tipologie di gender-related killing: gli omicidi di donne da parte del partner; gli omicidi di donne da parte di un altro parente; gli omicidi di donne da parte di un’altra persona, sia conosciuta sia sconosciuta, che però avvenga attraverso un modus operandi o in un contesto legato alla motivazione di genere. Tra queste vi sono informazioni riferite a specifiche condizioni, in base alle quali occorre sapere: se la vittima ha subito altre violenze in precedenza da parte dell’autore dell’omicidio; se ha subito forme di sfruttamento illecito (ad esempio tratta di persone, lavoro forzato, schiavitù nell’ambito della criminalità organizzata); se si trovava in una situazione in cui è stata rapita o privata illegalmente della sua libertà; se lavorava nell’industria del sesso; se vi è stata una violenza sessuale contro la vittima prima e/o dopo l’uccisione; se vi era una differenza di posizione gerarchica tra la vittima e l’autore; se il corpo della vittima ha subìto mutilazioni; se il corpo è stato abbandonato in uno spazio pubblico; se la motivazione dell’omicidio costituiva un crimine d’odio di genere (cioè se vi era un pregiudizio specifico nei confronti delle donne da parte degli autori).
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