Violenza donne, commissario Accardo: “Polizia sostiene chi ha coraggio di denunciare prima che degeneri”

“La Polizia di Stato è impegnata da anni per contrastare il fenomeno della violenza di genere, in tutte le sue declinazioni, da quella fisica a quella psicologica a quella economica. Abbiamo il dovere di sostenere quelle donne che hanno il coraggio di denunciare. La denuncia è un atto di coraggio, molto spesso le donne hanno paura, vergona e timore di subire ritorsioni su di sé e sui propri figli”. Così, all’agenzia LaPresse, il commissario Capo della Polizia di Stato, Elisabetta Accardo, portavoce della questura di Roma, sulle attività della Polizia rispetto ai reati da Codice Rosso, con particolare riferimento alla violenza di genere. “L’operatore di Polizia – continua la funzionaria della questura di Roma – a cui si affidano le vittime ha il dovere di rispondere a quella richiesta di aiuto per evitare che oltre a quel dolore subiscano anche quello dell’indifferenza, della superficialità o anche semplicemente quello dell’attesa”. Sottolinea poi Accardo: “La campagna ‘Questo non è amore‘, che viene messa in campo ogni anno dalla Polizia di Stato, si propone come un valido strumento non soltanto di ascolto ma proprio di prevenzione per introitare, non solo nelle donne ma anche nei giovani e in chi voglia rendersi parte di un cambiamento il concetto di rispetto, che deriva dal latino ‘respicere’ che vuol dire guardare con attenzione chi è rimasto indietro”. La poliziotta quindi ricorda: “Poco tempo fa, nel mese di ottobre, abbiamo inaugurato, al distretto di Polizia di Fidene Serpentara, ‘Una Stanza Tutta per sé; un ambiente che riproduce quella che è la logica del rispetto perché si propone come un porto sicuro in cui le donne possono trovare un rifugio e una parola d’ascolto”. Infine, Accardo ribadisce: “È fondamentale per le forze di polizia, intercettare queste donne e convincerle a denunciare prima che il problema diventi grave. Il problema della violenza di genere sta proprio nella parola amore, nasce con l’amore e finisce con la parola amore ma nel mezzo c’è tanto altro. C’è un amore malato di cui le donne non si rendono conto. Il nostro compito è quello di aiutarle a capire che quel piccolo segno di violenza di cui non si rendono conto in realtà, altro non è che un primo segno che va denunciato per evitare che degeneri in un femminicidio”.