A dare la dimensione del fenomeno è stato pochi giorni fa il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi
Quasi la metà dei ‘braccialetti elettronici’ attivi in Italia al 15 novembre – ben 4.677 su 10.458 – è disposta contro il reato di stalking. Numeri altissimi, soprattutto se paragonati a quelli della Francia, dove i dispositivi di sorveglianza attivi a luglio erano in totale 984.
A dare la dimensione del fenomeno è stato pochi giorni fa il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sottolineando che proprio il ricorso allo strumento di sorveglianza ha consentito, nel solo mese di ottobre, l’arresto di 46 persone e riconoscendone, tuttavia, le criticità.
Come funziona il braccialetto elettronico
Introdotto nel codice di procedura penale nel 2001 con l’articolo 275-bis, il cosiddetto ‘braccialetto’ consente il controllo elettronico in remoto dei soggetti posti agli arresti domiciliari, in detenzione domiciliare o alla misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare, nell’ambito delle norme per il contrasto alla violenza di genere come il ‘Codice rosso‘. Il funzionamento – si legge sul sito del Ministero della Giustizia – prevede che il braccialetto, applicato alla caviglia del controllato, invii segnali ad un’unità di sorveglianza locale, installata all’interno dell’abitazione dove questi è obbligato a stare.
Se chi lo indossa si allontana dalla zona di copertura o manomette il dispositivo e perde il contatto, scatta il segnale di avvertimento nella Sala Operativa delle forze dell’ordine cui è collegato il congegno. Come spiega l’Associazione Antigone nel suo ultimo rapporto, c’è poi il tracciamento di prossimità, vale a dire il cosiddetto anti-stalking. In questo caso il sistema prevede che la potenziale vittima di aggressione sia dotata di un dispositivo in grado di rilevare la presenza dell’aggressore nelle vicinanze e di generare immediatamente un allarme verso il Centro di monitoraggio elettronico.Non mancano, tuttavia, i problemi legati al corretto funzionamento di questi dispositivi.
I casi
Il caso più grave, nel 2024, è stato quello di Roua Nabi, la 34enne uccisa la notte del 24 settembre a Torino con una coltellata al cuore dal marito. Dopo la denuncia per maltrattamenti e l’arresto, per l’uomo era scattato il divieto di avvicinamento con applicazione del braccialetto elettronico. Ben Alaya, 48 anni, era tuttavia riuscito a raggiungere la moglie e ad ucciderla, davanti ai due figli di 12 e 13 anni. Nel mirino è così finito il dispositivo che avrebbe dovuto tenerlo ad almeno 500 metri di distanza dalla moglie, per capire cosa non abbia funzionato o se sia stato manomesso.
Per affrontare le difficoltà legate ai braccialetti elettronici, presso il ministero dell’Interno è operativo da alcuni mesi un Gruppo di lavoro interforze, con la partecipazione anche di rappresentanti del ministero della Giustizia e della società Fastweb fornitrice del servizio. “Stiamo lavorando su soluzioni tecniche riguardo al tema della connessione di rete, dei tempi di attivazione e della gestione degli allarmi che pervengono alle Sale operative per fare in modo che le Forze di polizia possano intervenire tempestivamente rispetto a ogni situazione di rischio o pericolo a beneficio delle potenziali vittime”, ha spiegato il titolare del Viminale in occasione della presentazione della Campagna ‘Nessuna scusa’. Il tema è stato oggetto di approfondimento nel corso di una riunione tenuta questa settimana a Palazzo Chigi.
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