Il 23enne di Torreglia, nel Padovano, rischia l'ergastolo. Il 3 dicembre la sentenza del processo di primo grado
Nuova udienza del processo a carico di Filippo Turetta, reo confesso della morte della ex fidanzata Giulia Cecchettin, uccisa con 75 coltellate, nel novembre 2023, in un parcheggio a Fossò, in provincia di Venezia. Il pm Andrea Petroni ha chiesto l’ergastolo nei confronti del 23enne di Torreglia, nel Padovano. Turetta deve rispondere dell’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, crudeltà, efferatezza, di sequestro di persona, di occultamento di cadavere e di stalking.
Pm termina requisitoria: “Turetta sia condannato all’ergastolo”
Il pm Andrea Petroni ha chiesto la pena dell’ergastolo per Filippo Turetta al termine della sua requisitoria in aula, davanti alla Corte d’Assise di Venezia, presieduta da Stefano Manduzio. Oggi l’ergastolo, ha spiegato Petroni, prevede la rieducazione. “Immaginate cosa significhi essere silenziati, lo scotch sulla bocca, la pressione sulla bocca, i 25 tagli sulle mani, le ferite le urla: la crudeltà“, ha detto il magistrato. La pubblica accusa spiega così l’aggravante della crudeltà contestata a Turetta. Secondo l’autopsia, sono stati 75 in totale i colpi inferti alla ragazza, “lesioni inferte con una certa violenza, ferite da difesa prodotte quando chi le subisce è vigile, in tre luoghi e tre momenti diversi”. “Le lesioni mostrano l’evidenza di una particolare brutalità – ha affermato – lesioni sulle spalle, anche di diversi centimetri”. E le ferite di cui “una sulla nuca: tutte le altre sono concause, ma quelle senza le quali l’evento non si sarebbe verificato, sono quelle alla nuca”.“Turetta aveva tutte le possibilità e gli strumenti culturali per scegliere. Andava a scuola, in quelle che frequentano anche i vostri figli, si stava per laureare. Turetta è a credito, non è tra chi non ha mai avuto una chance o ha conosciuto la sopraffazione”, ha aggiunto.
La difesa di Turetta punta a scongiurare l’ergastolo
La difesa del giovane – avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera – puntano a scongiurare l’ergastolo, sostenendo la tesi che non vi sarebbe stata premeditazione, anche se, dall’esame dell’imputato in aula, davanti alla Corte d’Assise di Venezia, era emerso che lo scotch serviva per legare la vittima e i coltelli utilizzati per uccidere Giulia Cecchettin, erano stati messi nella Fiat Grande Punto prima dell’11 novembre, quando la ragazza è stata uccisa. In questa direzione anche la lista di cose da fare, trovata nel telefono dell’imputato, che risale al 7 novembre. Da qui quella che appare come una conferma della premeditazione.
La crudeltà, invece, emerge dall’autopsia: Giulia Cecchettin è stata uccisa con 75 coltellate. Dopo Petroni, che depositerà una memoria relativa all’inchiesta, sarà la volta degli avvocati della famiglia: Stefano Tigali, che rappresenta Gino Cecchettin, papà della vittima, Nicodemo Gentile per Elena Cecchettin, Piero Coluccio che rappresenta lo zio Andrea Camerotto, Antonio Cozza per la nonna paterna. Martedì è invece atteso l’intervento in aula dell’imputato. La sentenza del processo di primo grado è attesa per il 3 dicembre.
Turetta presente in aula
È presente all’udienza Filippo Turetta, reo confesso della morte della ex fidanzata Giulia Cecchettin, uccisa con 75 coltellate, nel novembre 2023, in un parcheggio a Fossò, in provincia di Venezia. Assente invece Gino Cecchettin, papà della vittima. Oggi è il giorno della richiesta di condanna da parte del pm nei confronti dell’imputato. Il ragazzo di Torreglia, in provincia di Padova, rischia l’ergastolo: deve rispondere di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà, efferatezza, stalking e occultamento di cadavere.
Giulia Cecchettin, pm: “Prima aggressione durata 6 minuti”
Parla in aula il pm Andrea Petroni e spiega che la prima aggressione a Giulia Cecchettin da parte di Filippo Turetta dura sei minuti. La Fiat Grande Punto arriva a Vigonovo alle 23.08 “dopo aver attraversato i valichi”, alle 23.18 arriva una telefonata alle forze dell’ordine. Un uomo “chiama le forze dell’ordine e descrive una ragazza picchiata che chiede aiuto. ‘Se ne stanno andando e gridava aiuto’, dice”, ha spiegato in aula davanti alla Corte d’Assise di Venezia, presieduta da Stefano Manduzio, il pm Andrea Petroni. “L’aggressione è durata sei minuti – afferma – Alle 23.18 è già finita”. Il “lungo dialogo che sarebbe poi sfociato in discussione viene meno perché non c’è stato, tutto è durato sei minuti”. Il giorno successivo, in quel piazzale a Vigonovo, vengono rilevate “tracce di sangue che evidenziano una aggressione dinamica”.
A Fossó l’auto sulla quale viaggiano Giulia Cecchettin e Filippo Turetta arriva alle 23.40 quando viene rilevato il passaggio da una delle telecamere di sorveglianza: “L’auto entra nell’inquadratura da sinistra verso destra e successivamente si vedono due persone: una di loro corre, è inseguita”, dice il pm Andrea Petroni, nel corso dell’udienza per l’omicidio di Giulia Cecchettin. “Cadono perché chi è dietro raggiunge chi è davanti – sottolinea – Al 20esimo secondo di quel video imputato e persona offesa cadono, al 22esimo l’imputato si alza, non si capisce cosa fa” in un intervallo di tempo che dura “dal secondo 22 al secondo 28: sei secondi dopo i quali non ci sarà più alcun accenno di movimento”. Le 25 lesioni da difesa oltre alle altre 50 rinvenute sul corpo di Giulia Cecchettin “non sono state prodotte in sei secondi”. “L’imputato compie ancora azioni, ma il corpo della vittima è immobile”, sottolinea. Le tracce dei cellulari si interrompono alle 23.47 per Turetta, alle 23.44, tre minuti prima, si interrompe la sessione dati del telefono, mai ritrovato, di Giulia Cecchettin.
Pm: “Turetta si stava preparando ad arresto non a costituirsi”
La mattina dopo, alle 10, Turetta era già in Austria e da qui si perdono le sue tracce fino a quando la polizia tedesca lo trova con l’auto in panne sulla corsia di emergenza in Germania. “A loro dice in inglese: ‘Ho ucciso la mia ragazza’”. In aula, davanti alla Corte d’Assise di Venezia, il pm Andrea Petroni ripercorre le tappe che hanno portato all’arresto di Filippo Turetta, reo confesso della morte della ex fidanzata Giulia Cecchettin, uccisa l’11 novembre 2023 in un parcheggio a Fossò, in provincia di Venezia. Quando gli agenti tedeschi lo trovano, era stato spiccato già il mandato di arresto europeo e Turetta viene condotto in carcere.
Chat tra Turetta e Cecchettin: “Smettila di pensare alla tua inutile carriera”
In aula, Petroni legge stralci delle conversazioni tra Cecchettin e Turetta che “trasmettono la rabbia che li anima quando vengono scritti”. Cecchettin è più avanti negli studi, la laurea per lei si avvicina, la seduta era già fissata quando la ragazza sparisce e viene ammazzata. “O ci laureiamo insieme o la vita è finita, smettila di pensare alla tua inutile carriera. Se la mia vita finisce, la tua non vale niente”, è uno dei messaggi che Petroni legge in aula, nel corso del processo a carico di Turetta per l’omicidio Cecchettin. La ragazza lo lascia il 16 marzo 2023, ma la relazione “riprende quasi subito”, tra la fine di quello stesso mese e gli inizi di aprile.
Cecchettin scrive a un amico, raccontando una serie di “brutti episodi”, come lei stessa scrive “quando esco con due amiche universitarie che sono anche amiche sue”. “Non l’ho invitato al compleanno di mia sorella. L’ultima volta non ha mangiato per tre giorni, questo mi fa paura”, racconta la 22enne. Ed è lo stesso amico che le risponde: “È manipolatorio”. Il 31 luglio, i due si lasciano di nuovo, lei scrive un memorandum: “Abbiamo litigato perché non l’ho invitato al compleanno di mia sorella Elena, ha sostenuto che è mio dovere aiutarlo a studiare, si arrabbia se metto meno cuori del solito, ha idee strane riguardo al farsi giustizia da solo, tendenzialmente i tuoi spazi non esistono”.
Pm: “Turetta sia condannato all’ergastolo”
Il pm Andrea Petroni ha chiesto la pena dell’ergastolo per Filippo Turetta, reo confesso della morte della ex fidanzata Giulia Cecchettin, uccisa l’11 novembre 2023, in un parcheggio a Fossò, in provincia di Venezia. Petroni ha richiesto l’ergastolo al termine della sua requisitoria in aula, davanti alla Corte d’Assise di Venezia, presieduta da Stefano Manduzio, nel processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin.Oggi l’ergastolo, ha spiegato Petroni, prevede la rieducazione.
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