Violenza donne, fenomeno ancora sommerso ma denunce raddoppiate

Ancora paura e vergogna a denunciare le violenze, ma il trend dei procedimenti aperti nei tribunali è più che raddoppiato. Dall’introduzione del Codice Rosso, avvenuta nel 2019, per i reati contro le categorie deboli tra cui le donne, sono stati introdotti, nel corso del quinquennio, diversi adeguamenti e modifiche normative per accelerare le procedure di applicazione delle misure per evitare che la violenza, specie tra coniugi, conviventi e fidanzati possa degenerare nel cosiddetto ‘femminicidio’.

In occasione della Giornata nazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, gli addetti ai lavori, sul fronte della prevenzione e della repressione, magistrati e operatori delle forze di polizia, hanno fatto il punto rispetto al grave fenomeno concordando sul fatto che la strada, per ridurre drasticamente i maltrattamenti e le violenze contro le donne, è ancora lunga, in quanto questione culturale, dove è necessaria un’azione corale di tutte le istituzioni della società.

“La violenza contro le donne è un fenomeno criminale come la mafia e solo conoscendolo si possono migliorare gli strumenti di protezione. Bisognerebbe introdurre il reato di femminicidio, che esiste in molti paesi dell’America Latina, che ci consentirebbe di lavorare meglio e riconoscere la specifica violenza ai danni delle donne e creare il delitto di violenza domestica, mentre attualmente applichiamo il delitto di maltrattamenti che è complesso da dimostrare mentre quello specifico sarebbe più facile da dimostrare” – ha spiegato a LaPresse il procuratore capo di Tivoli, Francesco Menditto, pioniere della cosiddetta azione ‘integrata’ per fare emergere i reati di violenza di genere, nei confronti dei minori e per la tutela delle vittime di violenza”.

La commissaria Capo della Polizia di Stato, Elisabetta Accardo, portavoce della questura di Roma, ha sottolineato invece:” È fondamentale per le forze di polizia intercettare queste donne e convincerle a denunciare prima che il problema diventi grave. C’è un amore malato di cui le donne non si rendono conto. Il nostro compito è quello di aiutarle a capire che quel piccolo segno di violenza di cui non si rendono conto in realtà, altro non è che un primo segno che va denunciato per evitare che degeneri in un femminicidio”.

Le nuove frontiere della prevenzione, repressione e tutela della parte offesa, passano anche per il controllo dei ‘maltrattanti’ attraverso i dispositivi elettronici, come spiega la giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, Emanuela Attura: “Sono una giudice di quelle che ha sempre utilizzato lo strumento di controllo elettronico. Credo nell’efficacia del dispositivo di controllo da remoto , mi sono capitati diversi casi in cui dopo l’applicazione, in cui la violazione del divieto di avvicinamento imposto, ha fatto immediatamente scattare l’intervento delle forze dell’ordine che hanno arrestato in flagranza il soggetto che ha provato ad avvicinarsi, violando il limite imposto dei 500 metri di distanza, alla vittima”.