Il caso del 19enne morto a Milano: rivolta al Corvetto, oggi la fiaccolata
Nessuna lesione mortale alla testa e spunta l’ipotesi che a travolgere Ramy Elgaml, causandone la morte, sia stato il semaforo divelto dall’auto dei carabinieri. L’autopsia sul corpo del 19enne egiziano, morto nella notte fra sabato e domenica dopo il lungo inseguimento per le vie di Milano a bordo di uno scooter con i militari del Nucleo radiomobile, non risponde ancora a quella domanda di ‘verità per Ramy’ tanto invocata nelle scorse notti al quartiere Corvetto durante le esplosioni di rabbia e tensione da parte di giovani stranieri e seconde generazioni che accusano le forze dell’ordine di aver speronato o urtato la Yamaha T-Max provocando la caduta mortale lungo la svolta a sinistra da via Ripamonti in via Quaranta.
Per gli specialisti forensi dell’Istituto di medicina legale di Milano, incaricati dal pm Marco Cirigliano di condurre gli esami autoptici, la causa del decesso è da attribuire a una profonda lacerazione dell’aorta. Non è chiaro se per l’impatto violento con l’asfalto o perché il giovane, sbalzato sul terreno, possa essere stato travolto dal semaforo impattato pochi istanti dopo dalla gazzella dei carabinieri e caduto a terra. L’unica certezza è che Ramy Elgaml è morto sul colpo, o comunque in pochi minuti, al termine della ‘fuga’ durata 8 chilometri. Il decesso constatato poco più tardi in ospedale.
Non è stata rilevata alcuna lesione importante alla testa o uno schiacciamento cranico come si sarebbero invece aspettati gli inquirenti dato che il giovane viaggiava senza casco, dopo averlo perso durante l’inseguimento all’altezza di via San Barnaba.
La Procura di Milano non ha concesso il nulla osta al rilascio della salma ai familiari della vittima perché vuole vederci chiaro. Sono stati disposti ulteriori accertamenti a cominciare dalla presenza di alcol ed esami tossicologici per non lasciare nulla al caso, anche se Ramy non era alla guida dello scooterone.
Il conducente, un 22enne tunisino senza patente e con precedenti per droga e ricettazione, è ancora ricoverato in ospedale in gravi condizioni ma in miglioramento. In coma con ventilazione meccanica almeno fino alla mattinata di venerdì. E’ stato arrestato in flagranza per resistenza aggravata quella notte stessa e subito trasportato d’urgenza dal 118. Per lui la gip di Milano, Marta Pollicino, ha disposto la custodia cautelare agli arresti domiciliari a casa della sorella che si è detta disponibile ad ospitarlo. Misura non ancora eseguita. Il 22enne, assistito dall’avvocato Debora Piazza, verrà sentito se e quando le sue condizioni cliniche saranno compatibili con un interrogatorio di garanzia. E’ indagato anche per ricettazione e omicidio stradale. Il pm aveva chiesto la custodia cautelare in carcere.
Di omicidio stradale risponde anche il vice brigadiere dell’arma alla guida dell’auto di servizio che ha inseguito la coppia da via Farini, dove hanno forzato il posto di blocco, fino al luogo dello schianto. Venerdì è tornata a parlare la famiglia della vittima annunciando che non avrebbe preso parte alla fiaccolata organizzata per sabato sera al Corvetto dagli amici di Ramy. “Ho perso il pezzo più grande del mio cuore” ma “non è il momento di fare fiaccolate, siamo lontani da queste cose e resteremo a casa”, ha detto il padre di Elgaml uscendo dall’obitorio dove era in corso l’autopsia. “Vogliamo la verità per Ramy e basta, noi abbiamo fiducia nella giustizia, nei carabinieri, nella polizia”, ha aggiunto. “Quelli che fanno casino per strada e bruciano le cose non sono della nostra famiglia, sporcano la reputazione di Ramy”, ha aggiunto lo zio del 19enne.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata