(LaPresse) – C’è soddisfazione e anche un po’ di commozione tra i parenti delle vittime di Rigopiano all’esterno della Cassazione, dove hanno ascoltato la sentenza definitiva sul disastro avvenuto il 18 gennaio 2017, dove morirono 29 persone . Emozionante il racconto dei familiari: “Siamo soddisfatti. Non siamo quei parenti visionari che volevano a tutti i costi la realtà. Oggi la suprema corte ci ha dato ragione: la regione c’entra, poteva e doveva realizzare la carta di localizzazione valanghe e non l’ha fatto. La regione è a tutti gli effetti all’interno di questo processo, con una condanna molto pesante”. “Eravamo un po’ abbattuti dal primo e dal secondo grado – continua uno dei parenti – ma non abbiamo mai desistito e siamo stati sempre presenti”, che si dice sorpreso dalla sua stessa reazione, condita da ‘lacrime di gioia’ contro le tante ‘lacrime di dolore’ già versate: “Ci siamo in parte riusciti, non è finito ancora il percorso però soddisfatti”. Si va, infatti, verso un processo bis presso il Tribunale di Perugia per il sindaco di Farindola e per sei dirigenti della protezione civile della Regione Abruzzo. “Oggi è la prima volta che si respira da quasi 8 anni”, aggiunge un’altra ragazza, secondo cui non è ancora stata fatta giustizia, ‘ma è stato fatto un grandissimo passo in avanti’ e proprio per questo “sento che è la prima volta in cui veramente sento che forse ce la possiamo fare”. C’è chi ricorda, ancora, che per avere giustizia ‘bisogna aspettare Perugia’, ma si guarda comunque con ottimismo al processo bis: “Siamo a un passo al poter dire che giustizia è fatta”.
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