(LaPresse) – “La notizia che riguarda il prefetto è la definitiva affermazione che il prefetto non ha alcuna responsabilità rispetto a questa tragedia”. Così l’avvocato Gian Domenico Caiazza, legale dell’ex prefetto Provolo, all’epoca dei fatti a capo degli uffici della provincia Pescara, commentando la sentenza della Corte di Cassazione sul disastro di Rigopiano. Confermata la condanna a 1 anno e 8 mesi “Non possiamo che salutare con soddisfazione questo risultato, considerando che il prefetto è stato dalla procura della Repubblica di Pescara indicato come il responsabile principale di questa tragedia, con una richiesta di condanna a 11 anni di reclusione, dopo aver subito lo stravolgimento della sua carriera professionale. Oggi, dopo 2 sentenze assolutorie la Corte di Cassazione non ha potuto che confermare la giustezza della nostra posizione difensiva”, aggiunge quindi il legale. “Resta questa condanna per una irregolarità nella convocazione dell’organismo cosiddetto CCS. Era un COV, non un CCS”, spiega quindi Caiazza, secondo cui si tratterebbe di ‘un appunto molto marginale’ che ‘non ha avuto alcuna incidenza in questa tragedia’. Per tutti questi motivi, l’avvocato afferma che ‘il prefetto Provolo vede riscattata la sua onorabilità e la sua reputazione”, invitando a una riflessione su ‘cosa significa trascinare una persona, in questo caso anche un funzionario dello stato, in un calvario di questo genere’.
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