Nella missiva il 31enne condannato all'ergastolo per l'omicidio della compagna incinta al settimo mese ha attaccato chi avrebbe "trasformato un dramma in teatro"

La lettera dal carcere di Alessandro Impagnatiello, condannato in primo grado all’ergastolo per aver ucciso con 37 coltellate la compagna Giulia Tramontano incinta al settimo mese a Senago (Milano), inviata al giornalista Giuseppe Cruciani e letta da quest’ultimo durante la trasmissione ‘La Zanzara’ su Radio24. “Per quanto inutili ed imbarazzanti siano, ti porgo nuovamente le mie scuse, a te, alla tua meravigliosa famiglia ed a tutte le persone toccate da questo inspiegabile e folle male. Mi manchi”, ha scritto Impagnatiello. Il 31enne parla di un “vuoto che ho lasciato”, di un “abisso in cui nuoto”. “Le prime parole sono esclusivamente per te ‘Giuliet’ – con questo nomignolo la chiama Impagnatiello – per la meravigliosa ragazza che eri, che sei e sarai“. E conclude: “Dentro me non cesserai mai di splendere. So che ci sarebbero tante altre cose da dire, ma io e te ce le diciamo tutte le sere, tu già sai”. 

“Dramma trasformato in teatro per guadagno”

Nella sua lettera, Impagnatiello ha anche attaccato tutti coloro che avrebbero trasformato “una situazione drammatica in un crudo teatro per la sola soddisfazione del pubblico da casa” e per “guadagno”. Ha scritto: “Siete riusciti a parlare più di me che di Giulia, facendo cadere le date delle udienze in ricorrenze appetibili per il pubblico” come “l’interrogatorio esattamente un anno dopo il reato, le arringhe esattamente un anno dopo la perdita di Giulia Cecchettin, e l’ultimo atto il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne”. E prosegue: “La mia famiglia si è trovata a dover scappare di casa perché pedinata giorno e notte dai giornalisti, avete mai pensato a mio figlio di nove anni che porta sulle sue fragili spalle il cognome di quel mostro dei vostri titoli? E chi invece ha deciso di suicidarsi perché soffocato dalla tv? Queste sono le vostre vittime. Vorrei tanto essere l’ultimo caso mediatico, ma a quanto pare siete più interessati al guadagno”. E ha poi detto che questa “è la ‘banalità dei media’“, parafrasando il passaggio della requisitoria della pm Alessia Menegazzo e dell’aggiunto Letizia Mannella, in cui era stato associato alla “banalità del male”. 

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