Calenzano, esplosione in deposito Eni: trovato l’ultimo corpo, bilancio vittime sale a cinque

Sono stati ritrovati dai vigili del fuoco i corpi senza vita dei tre operai dispersi nell’esplosione della raffineria, avvenuta ieri a Calenzano, in provincia di Firenze. Lo apprende LaPresse da fonti qualificate. Il bilancio delle vittime dell’incidente sul lavoro sale dunque a cinque.

I vigili del fuoco hanno ritrovato i cadaveri di due dei tre dispersi tra le macerie dell’area pensiline di carico del deposito Eni, quella da dove sarebbe partita la deflagrazione. Le persone rimaste ferite nell’esplosione sono 26, nove delle quali sono state portate in ospedale. Soltanto una delle vittime finora è stata identificata: si tratta dell’autotrasportatore 51enne Vincenzo Martinelli, originario di Napoli ma residente a Prato. La procura di Prato ha aperto un fascicolo senza ancora specificare l’ipotesi di reato. 

 

Pichetto: “Sicurezza su lavoro piaga nazionale”

Il tema della “sicurezza sul lavoro è una piaga nazionale” e “noi assolutamente dobbiamo combattere” la sua mancanza. Lo dice il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin parlando – a margine di una conferenza per la presentazione degli Stati generali delle aree protette – dell’incidente alla raffineria a Calenzano. 

Pichetto: “Non ci sono rischi ambientali”

“Non ci sono particolari rischi ambientali e per la qualità dell’aria nella zona”, ha aggiunto Pichetto Fratin.

Sindaco Calenzano: “Valutare chiusura deposito carburanti”

Valutare la possibilità di chiudere il deposito di carburanti Eni di Calenzano (Firenze) dove lunedì mattina 9 dicembre si è verificata un’esplosione provocando morti e feriti. E’ quanto ha chiesto Il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani, alle autorità competenti.

I rischi connessi alla presenza del deposito, ha spiegato Carovani questa mattina ai giornalisti, non possono continuare a essere gestiti come è stato fatto finora, “nonostante tutte le attività che sono state effettuate: abbiamo i registri delle esercitazioni che son state effettuate a febbraio, per il primo semestre 2024, ad agosto per il secondo semestre, quindi c’è una costante attuazione del piano di emergenza e delle segnalazioni per il rischio di incidenti”.

“Tuttavia, come purtroppo abbiamo potuto constatare – ha aggiunto – questo non è sufficiente, non è bastato ad evitare che ci fosse un esito così drammatico“.

“Noi chiediamo che si ripensi complessivamente questo insediamento nel cuore di Calenzano, a due passi dalla ferrovia, a 300 metri dall’autostrada A1 a 500 metri dall’A1, dove insiste, insomma, un nodo infrastrutturale oltre che di contesto urbanistico, molto critico e delicato – ha proseguito Carovani – Chiediamo, quindi, una riflessione se questo impianto debba rimanere qui. Noi ci rendiamo conto che non è una cosa semplice, perché alla fine offre un servizio che viene reso ai cittadini, con una stazione per caricare le autobotti e poi arrivare ai distributori e quindi agli utenti. Ma credo – ha concluso – che in questo contesto e in questi termini sia da ripensare”. 

Giani: “Tra feriti 2 in condizioni critiche”

“In questo momento abbiamo quattordici persone in ospedale, delle quali sette all’ospedale fiorentino di Careggi, cinque a Prato e due in condizioni critiche al centro grandi ustioni di Cisanello a Pisa. Ho parlato con alcuni dei feriti, sono ovviamente molto scossi. Ma almeno le condizioni dei sette a Careggi e dei cinque a Prato appaiono senza pericolo di vita”. Lo ha detto il presidente della Toscana, Eugenio Giani, intervistato questa mattina a ReStart su Rai 3 a proposito dell’esplosione avvenuta ieri nell’area del deposito Eni a Calenzano e che ha causato, oltre ai feriti, al momento quattro morti accertati, mentre sono ancora in corso le ricerche dell’ultimo disperso.

L’area dove si trova il deposito Eni, sito sotto normativa Seveso perché a rischio di incidenti rilevanti, secondo Giani non è ideale per un deposito di stoccaggio con 24 serbatoi di carburanti, “ma è evidente che lo era quando è stata realizzata, perché era aperta campagna e vi era l’immediato collegamento con l’autostrada”, ma “nel frattempo a Calenzano si è sviluppata una forte zona industriale, l’area tra Firenze e Prato si è densamente abitata e per il futuro sicuramente non si presenta appropriata una collocazione di questo genere”, e “indubbiamente dovranno essere revisionate le attività svolte”. 

Camionista: “Io sopravvissuto perché ero in coda”

“Sono un miracolato, oggi devo essere felice perché posso ancora stare con mia moglie e con mio figlio. Non erano ancora le 10.30. Ero in attesa di entrare al carico quando c’è stato il boato. Non so dire perché. Ero dietro le pensiline, l’esplosione ha spaccato tutti i vetri del mio mezzo e mi ha ridotto così. Ho sentito le schegge conficcarsi nel viso”. Lo dice in una intervista a Repubblica Marco Giannini, 53 anni, che ieri era in coda per il rifornimento con il camion quando si è verificata l’esplosione a Calenzano, in provincia di Firenze.

Ho capito che dovevo scappare via da lì il più veloce possibile. Sono sceso dal mezzo e mi sentivo ancora stonato, non riuscivo a correre, ma ce l’ho fatta a raggiungere l’uscita. Lì ho trovato altri autisti riusciti a scappare come me da quell’inferno e abbiamo chiamato i soccorsi”, afferma il 53enne ricoverato nell’ospedale Careggi di Firenze .