Giani: "Sito tragedia non più adatto a sue funzioni". Mazzeo: "Ora atti concreti per spostare questi impianti"
Nuovi aggiornamenti sulla tragedia di Calenzano. Una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico “in qualche modo dovuta alla chiara inosservanza delle rigide procedure previste“, e “le conseguenze di tale scellerata condotta non potevano non essere note o valutate dal personale che operava in loco”. Lo scrive la procura di Prato, come anticipato da ‘Repubblica’, nel decreto di perquisizione nell’ambito dell’inchiesta sull’esplosione avvenuta lunedì 9 dicembre nel deposito Eni di Calenzano (Firenze) e che ha causato cinque morti e ventisei feriti, tre dei quali ancora ricoverati in ospedale in gravi condizioni. Martedì, su disposizione del procuratore Luca Tescaroli, i carabinieri hanno perquisito il deposito in cui è avvenuta la tragedia e la Sergen di Potenza, ditta incaricata di lavori di manutenzione nell’impianto di Calenzano e per cui lavoravano i due tecnici Gerardo Pepe e Franco Cirelli, morti insieme ai tre autisti Vincenzo Martinelli, Carmelo Corso e Davide Baronti. I reati ipotizzati dalla procura, ancora contro ignoti, sono omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, entrambi aggravati dalla violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro. Non ci sono al momento conferme ufficiali invece su altre ipotesi di reato, di cui parla la stampa locale, quali la rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro e il disastro colposo. Secondo quanto riporta ‘Repubblica’ nel decreto di perquisizione inoltre è scritto che la ditta Sergen “stava eseguendo dei lavori di manutenzione nei pressi dell’area destinata al carico del carburante: in particolare avrebbero dovuto rimuovere alcune valvole e tronchetti per mettere in sicurezza una linea benzina dismessa da anni” e “la circostanza che fosse in atto un’attività di manutenzione di una linea di benzina corrobora l’ipotesi che vi siano state condotte connesse al disastro”.
Giani: “Sito tragedia non più adatto a sue funzioni”
Sulla tragedia è intervenuto anche il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. “Il buon senso, come è evidente a tutti, ci dice che quel luogo è inappropriato per le funzioni che lì vengono svolte. Mi faccio carico anche delle preoccupazioni del territorio. Quando fu realizzato alla fine degli anni ’50, lì era tutta aperta campagna e la localizzazione era appropriata, ma oggi no. Tutto attorno ci sono capannoni, aziende, residenze, la zona è densamente antropizzata e popolata. È evidente che per funzioni simili servano oggi luoghi più appropriati”, ha dichiarato Giani in un’intervista al ‘Corriere della Sera’. “C’è tanto da approfondire, ci sono indagini, ci sono più ipotesi sulle cause. È evidente che anche l’attenzione per la sicurezza ci dice quello che ho spiegato prima”, ha aggiunto Giani. “Aspettiamo il lavoro dei magistrati, le indagini, quali sono state le cause, per fare le valutazioni, anche sugli strumenti, sia di prevenzione che urbanistici, da utilizzare perché ciò non accada mai più”, ha concluso il governatore della Toscana.
Mazzeo: “Ora atti concreti per spostare questi impianti”
“Oltre le parole dobbiamo mettere in campo atti concreti, ed è quello che faremo. L’impegno è quello di lavorare per cambiare gli strumenti urbanistici e fare in modo che non ci siano più all’interno delle città spazi come questi, che non ci sia più la possibilità di realizzarli in luoghi come questi. Devono andare in spazi veramente isolati, e lo ha detto il presidente Giani benissimo ieri. Oggi a noi il compito di legiferare e quindi lo faremo nei prossimi nei prossimi mesi”. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo, questa mattina a Calenzano, nel corso di una cerimonia davanti al deposito Eni dove lunedì 9 dicembre è avvenuta una esplosione che ha causato cinque morti e ventisei feriti. Presenti decine di persone, tra cui alcuni familiari delle vittime, il sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, l’assessora regionale alla Protezione civile Monia Monni e i capigruppo del Consiglio regionale.”Noi possiamo lavorare sugli strumenti urbanistici, dobbiamo farlo, a livello nazionale, ed è necessario che si lavori molto di più sui controlli e sulla sicurezza dei luoghi”, ha aggiunto Mazzeo. “La nostra presenza oggi qui insieme senza distinzione è il segno di mandare un messaggio forte a tutte le istituzioni, a quelle nazionali, a noi stessi, a quelle locali – ha concluso – Non si può morire andando a lavorare e questo è qualcosa che fin quando ci sarà soltanto una vittima sul luogo di lavoro interroga le nostre coscienze”
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata