Salvini assolto. I pm, che hanno indagato su di lui, archiviati nonostante le denunce del ministro. Le ong, accusate di essere in combutta con i trafficanti di uomini, prosciolte. Sono solo tre esempi, su decine possibili, della ‘stagione giudiziaria’ dei processi all’immigrazione via mare. È iniziata nel 2017 e simbolicamente si potrebbe essere conclusa il 20 dicembre 2024 con l’assoluzione in primo grado del leader della Lega.
A dare il via alla vicenda, sette anni fa, le parole dell’allora Procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, che ipotizzò in alcune interviste e conferenze stampa l’esistenza di ‘indicibili accordi’ fra i trafficanti di essere umani in Libia e le organizzazioni umanitarie di mezza Europa che, dal 2014 in poi, erano accorse nel Mediterraneo centrale. Non per fare i salvataggi in mare – come molti pensano – ma per gli avvistamenti dopo la chiusura della missione ‘Mare Nostrum’ della marina militare che in un anno, sotto il governo di Enrico Letta, aveva soccorso 154mila persone.
Le intenzioni delle ong sono chiare sin dal nome delle prime ad arrivare nell’area Sar (search and rescue) italiana e maltese: Sea-Eye (occhio del mare) e Sea Watch (guardiani del mare, guardare il mare). Il magistrato catanese in quella primavera parla di ipotetici piani per destabilizzare l’economia italiana attraverso l’immigrazione di massa. Prove “non ne abbiamo – dice -. Non ne abbiamo ancora, abbiamo delle conoscenze”. Parole a cui in Procura a Catania non seguono grandi inchieste giudiziarie sul tema. Solo la contestazione, a marzo 2018, dell’ipotesi di associazione a delinquere con sequestro preventivo della nave Open Arms a Pozzallo. Accusa smontata in poche settimane dal gip Nunzio Sarpietro perché “viene a mancare l’elemento essenziale del dato numerico” delle “tre” persone per fare un’associazione a delinquere (erano solo due) e perché vi è “mancanza di seri elementi probatori circa la ricorrenza del delitto”. Il fascicolo viene trasferito a Ragusa per competenza territoriale con la sola accusa di aver favorito l’immigrazione irregolare.
A Ragusa un altro Gip, Giovanni Giampiccolo, ricorda il significato dell’articolo 54 del codice penale: il reato è giustificato se chi lo ha commesso vi è stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo. I migranti erano in pericolo e quindi sancisce “la scriminante dello stato di necessità” e ordina il dissequestro della motonave Open Arms. Passa qualche mese e i pm di Catania Alfio Gabriele Fragalà e Andrea Bonomo avviano l’inchiesta ‘Borderless’ sulle navi delle ong Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranée, con le accuse di aver smaltito illegalmente i rifiuti prodotti dai migranti a bordo delle navi nei porti italiani, per risparmiare denaro.
Ci vogliono anni e arriva il proscioglimento con sentenza di non luogo a procedere. Così come sono prosciolte a Trapani le no profit Msf, Save The Children e Jugend Rettet. Quest’ultima, fondata dai giovani ‘sognatori berlinesi’, è sottoposta a sequestro della propria nave Juventa l’1 agosto 2017. Sono le settimane in cui sull’immigrazione cambia il clima politico. L’allora ministro dell’Interno, Marco Minniti, di fronte a un weekend particolarmente intenso di sbarchi a Lampedusa e in Sicilia (oltre 10mila arrivi in 48-72 ore), dice di “temere per la tenuta democratica del Paese” a causa dei migranti. Tanto da invertire la rotta dell’aereo su cui si trova in viaggio per recarsi a Washington e rientrare in Italia d’urgenza. Eppure lo stesso Procuratore di Trapani dell’epoca, Ambrogio Cartosio, dove viene avviata l’inchiesta Juventa, qualche settimana prima avvisa il parlamento di prestare attenzione alle differenze fra ciò che è reato, diritto internazionale, propensione morale.
“Le ong hanno necessariamente un codice etico che prescinde dalla legislazione nazionale dei singoli stati – afferma -. Hanno necessità di muoversi liberamente in acque internazionali e ci sono Paesi in cui il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è reato, come l’Italia, e altri in cui non lo è”.
Sei mesi prima dell’assoluzione a Matteo Salvini, che ha fatto dire al ministro della Giustizia Carlo Nordio che il processo non sarebbe mai dovuto partire e che bisogna valutare la possibilità che i magistrati paghino di tasca propria gli errori giudiziari, a giugno 2024, a essere scagionati sono stati invece pubblici ministeri che hanno avviato le indagini sul segretario del Carroccio per sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio. Salvini li aveva denunciati per abuso d’ufficio, prima che la maggioranza di governo cancellasse quel reato.
I procuratori aggiunti di Agrigento e Palermo, Salvatore Vella (oggi Procuratore di Gela) e Marzia Sabella, e la pm di Agrigento (oggi a Padova) Cecilia Baravelli, vengono archiviati dalla gip di Caltanissetta Emanuela Carrabota. Non hanno nascosto prove favorevoli alla difesa. Ancora domenica la legale del ministro, la senatrice Giulia Bongiorno, ha ricordato quell’archiviazione aggiungendo però, intervistata dal Corriere della Sera, che ci furono delle “anomalie” in quell’indagine. Come una “conversazione via radio” che avrebbe suggerito accordi con i trafficanti di uomini basati in Libia e una “informativa” della marina militare mai depositata. Atti che “mancavano al fascicolo”, dice Bongiorno. Come non sarebbero stati opportunamente sottolineati i “cambi repentini di rotta” della ong spagnola, che qualcosa nascondevano. Anomalie in realtà già risolte dal provvedimento di archiviazione a carico dei magistrati siciliani.
Secondo la loro “esperienza” di indagini su migranti e ong (Agrigento gestisce tutti i fascicoli di Lampedusa per competenza) quell’informativa sarebbe stata “neutra” e non aggiunge nulla, perché le comunicazioni radio in mare “avvengono” in “VHF” tra “soggetti vicini e quindi si può ragionevolmente ritenere che il dialogo non fosse con la terraferma”. Quindi non con i trafficanti di uomini. “Inoltre – aggiungono i magistrati – la lingua utilizzata era lo spagnolo” tra “appartenenti all’equipaggio senza l’intervento di soggetti estranei”. Secondo il gip la “bontà” del comportamento dei pm – si legge in quelle 24 pagine di ordinanza – starebbe anche nel non aver inserito nel fascicolo d’indagine e poi processuale a carico di Salvini nemmeno il decreto di archiviazione nei confronti del comandante e del capo missione di Open Arms – a loro volta indagati per favoreggiamento dell’immigrazione irregolare – che pure avrebbe “avvalorato la tesi accusatoria” contro il ministro. Sui cambi di rotta “è del tutto normale che le navi ong ricevano informazioni sulla posizione di barche dai velivoli o dal sistema ‘Alarm Phone (la ong che riceve gli Sos dai migranti, ndr)”, spiega una delle pm indagate a richiesta di chiarimenti. E’ per questo motivo che il “cambio di rotta e l’accelerazione è la prassi” durante i “salvataggi”.
Nessun reato per Salvini, nessun reato per chi ha indagato su di lui. Nessun reato – hanno stabilito i giudici – nemmeno per il comandante e il capo missione della ong spagnola Open Arms, al centro dello ‘scontro’ sfociato nei processi con l’ex ministro dell’Interno nell’agosto del 2019 sullo sbarco dei naufraghi rimasti in mare per oltre tre settimane. Indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con un “modus operandi” che secondo gli investigatori si sarebbe basato su un piano organizzato “da parte dei trafficanti di uomini” che avrebbero fissato le “condizioni” per il “soccorso dei migranti” in mare. Il verdetto del gip di Agrigento del 24 settembre 2020 è di archiviazione. Come prosciolta dalla gip Micaela Raimondo è stata la ‘capitana’ Carola Rackete, la tedesca “pirata” – secondo gli accusatori – che forzò il mezzo blocco navale messo in atto a Lampedusa, speronando una motovedetta italiana. La ‘stagione giudiziaria’ dei processi all’immigrazione conosce una sola parola d’ordine: assoluzione.