Il Natale degli invisibili passato al freddo di una tendopoli romana

“Mi chiamo Kemo Camarà vengo dal Gambia e sono un uomo felice”. Kemo è un ragazzone di ventinove anni, ultimo di 11 fratelli, ancora in Africa, che non vede da quattro anni. È la vigilia di Natale e lui, come ormai da tempo la passerà per strada, dentro una tenda a ridosso delle mura del quartiere San Lorenzo a Roma. “Sono comunque felice – ci spiega – perché sto facendo la mia vita mi sto costruendo un futuro. Sono dovuto andare via dal Gambia, ho girato un po’ e poi sono arrivato in Italia a Milano. Lì ho conosciuto un ragazzo che mi ha consigliato di venire a Roma perché avrei trovato lavoro. Mi sono trasferito a Ciampino, ho lavorato nei campi a Tor San Lorenzo, sulla Pontina, vivevo in un campo da dove però sono stato mandato via e sono venuto a Roma”. Kemo ha scelto questa zona perché è piena di “fratelli” come lui ma soprattutto perché è vicina alle associazioni che gli possono dare una mano, a ridosso della stazione Termini. Studia italiano, riceve pasti caldi e qualche volta anche coperte e vestiti. “Sono felice ora, sto costruendo la mia vita. Vivo in questa tenda, vivere in strada in facile, non è sicuro ma non ho paura. Il problema maggiore adesso è il freddo e la pioggia. Quando piove l’acqua entra dappertutto, anche da sotto il materassino”. Kemo è mussulmano, non festeggia il Natale ma sa che è un giorno di festa qui in Italia, che le famiglie si ritrovano a cena per festeggiare. Lui sente la mancanza dei suoi ma sa benissimo che prima o poi tornerà a casa. Grazie ad un associazione frequenta un corso di italiano, vuole trovare un lavoro sicuro: “A me piace fare tutto, mi adatto ad ogni cosa”. Il problema però è che nessuno lo vede.