Anche il giorno di Natale la lunga coda di persone in attesa di ricevere un aiuto al Pane Quotidiano è il termometro per capire l’altra Milano, quella città lontana dalle boutique del lusso di via Monte Napoleone o dai grattacieli di City Life. Quel serpentone di cappotti che si snoda su viale Toscana racconta le storie di giovani e anziani, disabili, italiani e stranieri, disoccupati, pensionati, ma anche tantissime persone che pur lavorando non riescono ad arrivare alla fine del mese. “Questo Natale, come gli altri anni, la gente prova a tirare avanti”, ci spiega qualcuno. “Milano è cara, gli affitti sono alti. Le nuove generazioni come faranno? Si fa fatica a lavorare. Se la Meloni venisse qui capirebbe gli italiani fanno la fame”, ci racconta una signora. “Le pensioni non aumentano, ma i politici si aumentano gli stipendi: dovrebbero venire qui e vedere cosa succede veramente a Milano, vedere con i propri occhi”, dice una signora in sedia a rotelle. “La vera povertà è qui e tutti se ne fregano. Alle persone che sono qui auguro che vengano adeguate pensioni e salari, non possono dare 300-400 euro alle persone che non riescono a camminare e sono qui a cercare da mangiare. Qui viene la gente che non può vivere, come fa un pensionati a vivere con 500 euro?”, conclude uno storico volontario del Pane Quotidiano.
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