E’ morto Furio Colombo, editorialista di Repubblica e cofondatore del Fatto Quotidiano. Aveva 94 anni. E’ stato anche storico direttore dell’Unità. Ne dà notizia la famiglia.
“Nella mattinata di oggi è deceduto all’età di 94 anni Furio Colombo, assistito dalla moglie Alice e dalla figlia Daria. Intensissima la sua attività di giornalista che lo ha visto inviato della Rai e corrispondente dagli Stati Uniti, editorialista di Repubblica, direttore de L’Unita, fondatore del Fatto Quotidiano. Parlamentare per tre legislature per i DS L’Ulivo e il PD”, si legge in una nota della famiglia.
“Ha svolto un’intensa attività culturale come autore di testi letterari e cinematografici e diretto per tre anni l’Istituto di Cultura di New York, nonché titolare di cattedra alla Columbia University. Ha svolto anche incarichi aziendali prima alla Olivetti e poi come Rappresentante Fiat negli Stati Uniti”. I funerali si svolgeranno al Cimitero Acattolico di Roma domani mercoledì 15 gennaio alle ore 15.
Editorialista, saggista, giornalista tra i più conosciuti d’Italia, è morto questa mattina. E’ stato parlamentare per tre legislature. E’ stato docente alla Columbia University e corrispondente da New York di varie testate, ha scritto per molti giornali italiani e americani e ha realizzato numerosi documentari e servizi per la Rai.
Ha scritto diversi libri sull’America (tra cui ‘L’America di Kennedy’, 1964; ‘I prossimi americani’, 1976; ‘America e libertà’, 2005) e degli sviluppi del mondo contemporaneo (‘Il destino del libro e altri destini’, 1990; ‘La città profonda’, 1992; ‘Confucio e il computer. Memoria accidentale del futuro’, 1995).
Stando al portale OpenParlamento, infatti, alla data del 27 maggio 2011, Colombo contava il maggior numero di voti ‘ribelli’ (633), ovvero contrari alle indicazioni del partito. Valdostano doc, Colombo era nato a Chatillon, si laurea in giurisprudenza all’università di Torino e mentre si prepara per diventare avvocato partecipa alla scrittura di programmi culturali per la Rai, insieme a giganti come Umberto Eco e Piero Angela. Non abbandona, in ogni caso, il mondo accademico e nei primi 70 contribuisce a fondare la facoltà di Dams nell’Alma mater di Bologna, diventando anche professore a contratto del corso di studi. Giornalisticamente parlando sottoscrive, nel 1971, la ‘Lettera aperta’ dell’Espresso contro il commissario Luigi Calabresi, in relazione alla morte di Giuseppe Pinelli.
Nel 1975 è autore dell’ultima intervista, sulla Stampa, a Pierpaolo Pasolini, che il quotidiano torinese pubblica alla vigilia dell’omicidio dell’intellettuale bolognese. Per la Stampa, e per Repubblica, è stato corrispondente dagli Stati Uniti e durante l’esperienza americana pubblica articoli anche per il New York Times, oltre a insegnare giornalismo alla Columbia University. Nel 2001 diventa direttore dell’Unità, ruolo ricoperto sino al 2005 quando decide di dimettersi. Partecipa quindi alla fondazione del Fatto Quotidiano, nel quale è editorialista sino al 2022. Dal giornale di Marco Travaglio decide di uscire nel 2022 per diversità di vedute sulla guerra in Ucraina, che esprime in una lettera diretta allo stesso Travaglio e all’altro confondatore, Antonio Padellaro.
Torna quindi a collaborare come editorialista con Repubblica.
Poi la politica: è stato deputato per il PDS e per i DS, in seguito senatore – sempre dei DS – iscrivendosi al gruppo parlamentare dell’Ulivo. Rieletto con il PD, è stato – dopo la morte di Mirko Tremaglia – il più anziano deputato della XVI legislatura sino al suo scioglimento, nel 2013. Con il suo contributo è stata, fra le altre, approvata la legge che ha fissato nel 27 gennaio il Giorno della Memoria della Shoah. Nel 2007 ha tentato la corsa alla segreteria del PD, cui ha in seguito rinunciato per una querelle burocratica. Nel 2015, per gli 85 anni di Marco Pannella, ha annunciato la sua iscrizione al partito radicale trasnazionale.