Ottanta anni dopo quei tragici eventi, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha reso omaggio Pietro Pasquale Reale De Simone
Sopravvisse ai massacranti lavori del campo di concentramento di Essen, in Germania, e dopo la liberazione da parte degli alleati fece ritorno in Italia, dove proseguì la sua carriera nell’Arma dei carabinieri. Ottanta anni dopo quei tragici eventi, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, per il tramite della Prefettura di Como, ha concesso la medaglia d’onore al carabiniere Pietro Pasquale Reale De Simone.
Classe 1914, De Simone, deceduto nel 2011, era originario di Santa Severina (Kr) ed ha già ricevuto il diploma d’onore di “Combattente per la libertà d’Italia “1943-1945” concesso dal Ministero della Difesa. Concluso il servizio di leva, De Simone venne richiamato alle armi per esigenze militari di carattere eccezionale nel 1940 e destinato al “Reggimento Lancieri di Aosta” con sede a Milano – 57 ° gruppo Appiedato. Quindi proseguì la sua carriera militare nel corpo dei “Carabinieri Reali” partecipando al II° conflitto bellico. Catturato a Bormes Les Mimosas (Francia) l’8 settembre del 1943, venne deportato in Germania presso il campo di concentramento di Essen, succursale di quello di Buchenwald, e quindi costretto al lavoro coatto in una miniera di carbone di proprietà della Krupp. La deportazione avvenne su carri bestiame e camion, in ognuno dei quali si trovavano ammassate decine di persone e durò diversi giorni, senza cibo e con scarse razioni di acqua. Il campo di concentramento è rimasto famoso per i lavori massacranti che i prigionieri dovevano sopportare sia nelle miniere di carbone, profonde fino a 2.200 metri, che all’esterno, per le operazioni di trasporto del carbone o nelle fabbriche di armi da guerra. I prigionieri dormivano in baracche di legno su letti a castello a cinque livelli, nutrendosi quotidianamente di un tozzo di pane e una brodaglia a base di verdure, e vivevano in condizioni igieniche pessime. A ritirare l’onorificenza il nipote, Pasquale De Simone, brigadiere dei carabinieri in servizio presso il comando di Como. È stato proprio quest’ultimo a mettere in evidenzia la storia del nonno, dopo una minuziosa ricerca condotta presso l’Archivio di Stato di Roma e Catanzaro, l’Archivio del Museo Storico dell’Arma dei Carabinieri, il Centro Documentale dell’Esercito di Catanzaro e l’Archivio della Croce Rossa Internazionale, riuscendo a ricostruire la vita militare del nonno e riportando alla luce una vita di abnegazione e fedeltà.
“Ho sempre avuto un rapporto speciale con mio nonno, un uomo serio, semplice, fortemente legato alla sua famiglia e ai veri valori della vita – lo ricorda il nipote, Pasquale De Simone -. Il sacrificio di mio nonno e quello dei tanti deportati italiani merita sicuramente di essere ricordato e onorato. Questa medaglia, infatti, rappresenta il giusto riconoscimento a chi si è sacrificato per la Patria, a coloro che non si sono piegati ai soprusi dei nazisti. I suoi Valori camminano con me, con noi, con la Nostra divisa che tutti i giorni indossiamo, quella stessa uniforme che a lui invece veniva strappata, ma che ha difeso con la dignità e quel coraggio di chi sa che deve essere un esempio con le proprie scelte anche personali, vivendo la propria missione all’insegna della dedizione incondizionata fino al disinteresse personale”.
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