La senatrice a vita all'evento organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio, a Milano, in memoria degli 81 anni dalla sua deportazione
Liliana Segre ha partecipato all’evento organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio in memoria degli 81 anni dalla sua deportazione. La commemorazione si è tenuta al Memoriale della Shoah di Milano. “Oggi si parla di genocidio, col punto di domanda o senza punto di domanda. Beh, io l’ho visto come funzionava il genocidio, era preparato, non era una cosa improvvisata. No, era stato preparato a tavolino“, ha detto la senatrice a vita.
Segre: “L’amore ti fa affrontare vita, anche quando sei odiata”
“L’amore dato e ricevuto dato e ricevuto è un bene che non ti toglie nessuno. Essere stata una bambina amata, questo ti permette di affrontare la vita, giorno dopo giorno, anche quando sei odiata, presa di mira con parolacce, con insulti, forse neanche meritati perché non credo di aver fatto niente di male”, ha aggiunto Segre.
“Accoglienza è parola che non deve mai mancare”
“L’accoglienza degli altri, di qualunque colore, religione, etnia e nazionalità” è una parola che non dovrebbe mai mancare nel linguaggio di tutti noi. “L’ho scelta perché questa parola è l’estremo opposto della volontà dei nazisti di eliminare i diversi, per loro, gli appartenenti a popoli e categorie considerate indegne di vivere. La mia non è una ricetta semplicistica per problemi seri come l’immigrazione, non è un utopistico ‘accogliamoli tutti’. È un primo luogo una filosofia di vita: non chiudersi, non respingere a priori, non avere paura dell’altro e non farsi mai abbindolare da chi specula su pregiudizi e investe nell’odio”, ha detto ancora la senatrice a vita.
“Bambini sono sacri, morte e dolore pesano su coscienze”
“I bambini sono sacri, non devono essere toccati, devono essere salvaguardati dovunque. In Sudan come in Israele, in Congo come in Palestina, in Ucraina come nel Corno d’Africa. Il dolore, la persecuzione, la prigionia, la morte inflitta ai bambini pesano sulle nostre coscienze di esseri umani. Ci fanno provare quella vergogna descritta da Primo Levi”, ha ribadito Segre.
“Da qui arrivi grido di pace”
“Da qui e da questa data, legata ai miei ricordi più tristi, dalla memoria di quelle persone i cui nomi sono scritti in bianco sul muro qui vicino, spero ardentemente che arrivi soprattutto questo grido: ‘pace'”. “Non una generica pace che può essere anche prodotta dalla sopraffazione, ma la scelta della convivenza. Di vivere accanto, nel mutuo, rispetto e non nella minaccia permanete o del dominio sull’altro”, ha aggiunto.
Sant’Egidio: “Deportazione ci ricorda dovere dell’accoglienza”
“Noi tutti sentiamo che la Shoah rappresenta una lezione e un monito di portata universale che ci richiama al valore prezioso della convivenza tra diversi senza la quale non c’è pace né democrazia; la deportazione e questo binario ci ricordano il dovere dell’accoglienza verso chi fugge ed è in pericolo”, ha detto Elisa Giunipero della Comunità di Sant’Egidio.
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