“Oggi affronteremo in aula discussioni interlocutorie interessanti e poi dovrebbe essere data lettura della testimonianza del sindacalista Said Abdallah, che consegnò di fatto Giulio alla National Security egiziana, ed è da li che partì la macchina infernale che si scatenò”, ha spiegato l’avvocata Alessandra Ballarini, davanti al tribunale di piazzale Clodio, a Roma, dove oggi si celebrerà un’altra udienza del processo per la morte di Giulio Regeni, il ricercatore friulano di 28 anni, rapito, torturato ed ucciso al Cairo in Egitto, a gennaio del 2016. “Sarà un’udienza senza testimoni presenti, ma la testimonianza di Said è quella di una persona che si contraddice e si arrampica ed è un informatore della National Security egiziana e che allo stesso tempo ne ha paura. Una persona avida che voleva soldi da Giulio e che gli ha teso quel tranello maldestro. Da qui capiamo quel covo di vipere dove Giulio, suo malgrado, si è trovato dentro. Giulio aveva annotato sul suo taccuino, il nome di quell’incontro che intitolò ‘Miseria umana’ perché aveva percepito che non c’era amore per la ricerca ma solo per il denaro”. Imputati per il delitto, quattro 007 egiziani.