Secondo chi indaga la pista più promettente sarebbe quella che punta a un gruppo anarchico insurrezionalista

Incendio doloso con finalità di terrorismo: è l’ipotesi di reato con cui le procure di Velletri e di Roma indagano sui due incendi, avvenuti a pochi giorni di distanza, nella caserma dei carabinieri di Castel Gandolfo e nel vicino commissariato di Albano Laziale (Roma) in cui sono stati distrutti dalle fiamme 16 automezzi, alcuni dei quali privati. Secondo quanto apprende LaPresse, gli investigatori della Digos della questura di Roma e del Ros dei carabinieri hanno inviato una prima informativa ai magistrati del pool antiterrorismo.

 

Ad Albano Laziale molotov contro le auto di servizio

Dall’esame delle immagini delle telecamere, che hanno immortalato il rogo di lunedì mattina nel commissariato di Borgo Garibaldi e nella sottosezione della polizia stradale di Albano, è emerso che una persona incappucciata avrebbe lanciato una bottiglia molotov contro le macchine di servizio parcheggiate sotto la tettoia. Nell’episodio invece che ha interessato la compagnia dei carabinieri di Castel Gandolfo, nei video si vede un giovane incappucciato scavalcare il muro di cinta con una tanica contenente liquido infiammabile e cospargere le ruote dei mezzi, prima di appiccare le fiamme. La prontezza di riflessi del carabiniere in servizio di piantone alla caserma, che ha spento le fiamme con un estintore, ha evitato che accadesse il peggio.

Attacchi non ancora rivendicati

Secondo chi indaga, la pista più promettente sarebbe quella che porta a un gruppo anarchico insurrezionalista. Per il momento i due ‘attacchi’ non sono stati ancora rivendicati. Nel 2013, gli investigatori del Ros dell’Arma dei Carabinieri avevano arrestato, proprio ad Albano Laziale, due persone appartenenti alla Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale (Fai-Fri), accusati di tredici attentati nella zona dei Castelli Romani, e in particolare ad Albano, contro banche, uffici postali e altri obiettivi sensibili.

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