Si apre martedì alle 12 in Corte d’Assise a Bergamo il processo nei confronti di Moussa Sangare per l’omicidio di Sharon Verzeni, la barista 33enne uccisa a coltellate la notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 su via Castegnate a Terno d’Isola, mentre stava rincasando da una delle sue abituali passeggiate serali. Un delitto commesso tra le abitazioni e a poca distanza dalla piazza del paese, che ha sconvolto gli abitanti lasciando tutti con il fiato sospeso fino all’identificazione e all’arresto – dopo un mese esatto – del presunto assassino, il 31enne italiano originario del Mali, Moussa Sangare.
L’uomo reo confesso, che ora rischia l’ergastolo, deve rispondere di omicidio pluriaggravato: oltre ai futili motivi e alla premeditazione, c’è anche la minorata difesa tra le aggravanti contestate dal pm Emanuele Marchisio, che per lui ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato. Secondo l’accusa, infatti, l’assassino ha colto Verzeni alle spalle, mentre la donna camminava da sola, in un luogo in quel momento deserto e ascoltando musica con le cuffiette. Una condizione che l’avrebbe resa il bersaglio più ‘vulnerabile’ per un’aggressione a sorpresa, come quella poi subita. La vittima, che non conosceva il suo assassino, è stata colpita con quattro coltellate, al petto e alla schiena. La ragazza è poi morta in ospedale, dove era stata trasportata in fin di vita dopo l’allarme al 118 lanciato da alcuni passanti e residenti.
“Non so perché l’ho fatto, quella sera ero uscito di casa con un forte impulso di uccidere”, le parole pronunciate da Sangare davanti agli inquirenti durante la confessione. Quella notte il ragazzo di Suisio – con il sogno di cantare a X Factor e una denuncia per maltrattamenti contro la madre e la sorella – era uscito in bicicletta con più di un coltello addosso. Prima di imbattersi in Sharon, aveva mostrato la lama a un gruppo di ragazzini incrociati per strada e addirittura ‘provato’ l’omicidio su una statua. A incastrarlo – dopo settimane di complesse indagini dei carabinieri sulla sfera familiare e lavorativa della 33enne vicina a Scientology, sopralluoghi in casa, test del Dna sui residenti e ricerche dell’arma nei tombini con i metal detector – le immagini di una videocamera di sorveglianza che lo ritraggono allontanarsi velocemente in contromano dal luogo del delitto, pochi minuti dopo l’assassinio. Dopo il delitto, Sangare aveva tagliato le treccine ai capelli e modificato la bici. Mentre il coltello usato per uccidere Sharon sarà ritrovato alcuni giorni dopo il fermo, seppellito lungo le sponde del fiume Adda, dove il giovane voleva tenerlo come ‘souvenir’ di quanto accaduto.
Da quasi sette mesi il presunto omicida è detenuto nel carcere milanese di San Vittore, dove è stato trasferito a causa delle minacce e degli insulti ricevuti dagli altri detenuti del penitenziario di Bergamo. Il legale Giacomo Maj ha confermato l’intenzione di chiedere una perizia psichiatrica per il suo assistito, che sarà presente in Aula. Al processo parteciperanno anche i genitori della vittima, Bruno Verzeni e la moglie Maria Teresa Previtali, che dal giorno dopo l’omicidio ospitano nella loro casa di Bottanuco il compagno e futuro marito della figlia, Sergio Ruocco. L’elettricista, infatti, non è ancora tornato a vivere nella villetta di Terno dove da tre anni abitava con Sharon, e in cui la fidanzata non ha più fatto ritorno.