Tra gli occupati nelle professioni Stem solo un quinto è rappresentato dalle donne (19,1%). Sono ancora poche quelle alla guida di grandi impese
Cresce nei numeri il lavoro femminile: dal 2008 al 2024 l’incremento del tasso di occupazione delle donne è di 6,4 punti. Ma il mercato del lavoro femminile resta poco dinamico e orientato a professioni ‘femminilizzate’, quello delle cura della casa, delle persone, l’insegnamento. É ampio il gap con il resto dell’Ue e 7,8 milioni di donne risultano inattive.
Lavoro femminile, la “segregazione” di genere
Sulla base di questi dati, l’analisi compiuta di Cnel e Istat parla di “segregazione” di genere. È il cosiddetto soffitto di cristallo che, al di là di storie individuali di successo e di autoaffermazione, livella verso il basso l’occupazione femminile. Tra il 2008 e il 2023, c’è stato un rafforzamento della presenza delle donne nelle professioni relativamente più femminilizzate soprattutto in riferimento al personale non qualificato nelle attività domestiche, ricreative e culturali, tra cui le collaboratrici domestiche. In generale, il panorama professionale maschile è molto più variegato.
Le professioni di area Stem
Tra gli occupati nelle professioni di area Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) solo un quinto – sottolinea il rapporto – è rappresentato dalle donne (19,1%).
Le donne in politica
Il fenomeno riguarda anche la politica. Nel Paese guidato da una donna, Giorgia Meloni, le parlamentari donna – spiegano Cnel e Istat – sono il 33,6%, in linea con la media Ue27 del 33,2%, ma lontano dai Paesi nordici, come Islanda, Finlandia e Svezia, che hanno valori tra il 46 e il 47%. E anche da altri Paesi mediterranei, come la Spagna, dove la presenza parlamentare femminile raggiunge il 43,4%. A livello locale, la quota di donne elette nei consigli regionali si ferma nel 2023 al 24,5%, collocando il nostro Paese a più di 10 punti di distanza dalla media europea (35,7%) e al 13° posto nella graduatoria dei 19 Paesi europei per cui si dispone di questo dato.
Le donne alla guida di imprese
Accanto alla prima amministratrice delegata di una partecipata dello Stato, Giuseppina Di Foggia, sono poche le donne alla guida di grandi impese. Nelle grandi società quotata in Borsa in Italia, solo il 2,9% degli Ad è donna, a fronte di una media Ue27 del 7,8%, del 21,1% della Lituania (che guida la classifica) e, per fare un altro esempio, dell’8,3% della Francia. Quasi sette imprese su 10 sono di proprietà maschile. Tra i circa cinque milioni di imprenditori che operano in Italia, circa 1 milione e 500 mila sono donne (30,3%), con una crescita rispetto tra il 2015 e il 2022 di oltre 100mila unità (+1,2 punti percentuali).
Secondo un report del Centro studi di Unimpresa, le imprenditrici donne sono mediamente più giovani e istruite, 49 anni e rispetto ai 52 degli uomini, il 34,5% possiede un titolo universitario, contro il 23,4% degli imprenditori uomini, nonostante questo le dimensioni aziendali restano limitate: il 92% delle imprese femminili è di piccolissime dimensioni, con meno di cinque dipendenti, e il 97% fattura meno di un milione di euro.
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