“Gli accertamenti del Dna sui cadaveri non venivano fatti dai medici legali ma venivano gestiti dagli stessi titolari delle pompe funebri. Sono stati trovati i kit di dna presso le sedi delle pompe funebri già firmati dai medici e quindi l’accertamento di centinaia di campi di imputazione”. Così il procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, commenta l’inchiesta per truffa al Servizio Sanitario Nazionale che ha portato all’arresto, martedì mattina, di medici dell’Asl e di impiegati del comune partenopeo, all’esito di una maxi-operazione che coinvolge 70 indagati. “Questo perché serviva fare le cose in modo più veloce, in modo falso, perché nessuno si scomodava a fare quello che doveva fare e per cui era pagato. Infatti molti dipendenti non firmavano, non andavano al lavoro, si facevano timbrare il cartellino dagli altri. Questa indagine è stata possibile grazie alle intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche, e alla possibilità di documentare il passaggio del denaro”, ha aggiunto Gratteri. .

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