È quanto stabilito dalle motivazioni che hanno portato all'archiviazione dell'inchiesta su Andrea Sempio del 2017 e nel 2020 del fascicolo contro ignoti
I capelli trovati nel lavabo della villetta di Garlasco dopo il delitto di Chiara Poggi, appartenevano alla vittima e si sarebbero spezzati in seguito ai colpi ricevuti dall’assassino con un oggetto contundente. Alcuni di essi, rimasti sulle sue mani insanguinate, sono stati poi ritrovati nel lavabo del bagno: un elemento che, secondo magistrati e inquirenti, dimostra che il killer si sia effettivamente lavato le mani dopo l’aggressione.
I capelli ritrovati nel lavabo di casa Poggi
È quanto si legge nelle motivazioni con cui, nel 2017, è stata archiviata l’inchiesta su Andrea Sempio, e successivamente, nel 2020, anche il fascicolo contro ignoti riaperto per valutare nuovamente un possibile coinvolgimento dell’amico di Marco Poggi, fratello della vittima. Nel lavabo dell’abitazione furono rinvenuti quattro capelli neri, privi di bulbo e quindi inutilizzabili per analisi genetiche. Si tratta degli stessi quattro capelli che, secondo l’informativa redatta dal Nucleo investigativo dei Carabinieri – alla base dell’indagine bis di cinque anni fa e dell’attuale terzo filone – “dimostrano chiaramente che il lavandino non è mai stato pulito dal sangue. In caso contrario, i capelli sarebbero stati trascinati via dall’acqua”.
Le impronte su dispenser del sapone
Questo dettaglio è considerato un passaggio cruciale dell’inchiesta. Tra gli elementi a carico di Alberto Stasi, infatti, figurano le due impronte lasciate sul dispenser del sapone – ritenute le più recenti, sovrapposte ad altre – che, secondo gli inquirenti, “sarebbero state cancellate se il dispenser fosse stato lavato dal sangue”. Tuttavia, per i giudici che in passato hanno esaminato gli indizi, la più o meno accurata “pulizia” del lavabo non modifica il quadro. A loro avviso, “il sangue, essendo liquido e solubile in acqua, si lava molto più facilmente dei capelli”, i quali, in base a forma e lunghezza, “tendono a rimanere sul fondo della vasca anche dopo il risciacquo”. È “verosimile”, aggiungono, che l’assassino non si sia soffermato a verificare il risultato del lavaggio e si sia invece allontanato in fretta dalla scena del crimine.
Le indagini del RIS a Garlasco
Secondo quanto ricostruito sulla base della memoria del tenente colonnello Giampietro Lago del RIS, depositata nel processo d’appello bis che ha portato alla condanna di Stasi, i capelli sono inequivocabilmente riconducibili alla vittima, “senza necessità di chiamare in causa terze persone, delle quali peraltro non vi è alcuna traccia”. Sarebbero stati recisi proprio dai colpi inferti con un oggetto contundente, mentre Chiara veniva trascinata verso le scale che portano al seminterrato. L’aggressore, con le mani sporche di sangue, si sarebbe poi spostato in bagno, come testimoniato dalle numerose impronte di una suola “a pallini”, numero 42, compatibile con le scarpe Frau acquistate da Stasi poco tempo prima del delitto. Durante il processo, la Procura generale di Milano ha mostrato anche una fotografia del pigiama di Chiara, imbrattato di sangue, su cui sono “chiaramente visibili” le tracce delle dita dell’assassino.
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