L'uomo è accusato dell'omicidio della 33enne uccisa a coltellate nel luglio scorso a Terno d'Isola

Moussa Sangare ritratta la confessione: “Non sono stato io” a uccidere Sharon Verzeni. “Non c’è nessuna prova contro di me”. È questo, in sintesi, il senso delle dichiarazioni spontanee rese in aula da Moussa Sangare, in carcere per l’omicidio della 33enne Sharon Verzeni, uccisa a coltellate la notte tra il 29 e il 30 luglio scorso a Terno d’Isola, nella Bergamasca, mentre stava rientrando a piedi a casa.

Sharon Verzeni, Sangare ritratta durante il processo a Bergamo

Sangare ha ritrattato la sua confessione, resa la scorsa estate dopo l’arresto, nel corso della seconda udienza del processo davanti alla Corte d’assise di Bergamo che lo vede imputato per l’omicidio pluriaggravato della barista, durante la quale è stato nominato il perito che dovrà decidere se era capace di intendere e di volere al momento del fatto.

Dopo i conferimenti degli incarichi di parte, il giovane ha chiesto di poter parlare, dilungandosi poi per circa 15 minuti. In un discorso a tratti confuso, Sangare – che già durante la prima udienza si era proclamata innocente – ha reso una nuova versione di quanto accaduto, spiegando ad esempio di essersi disfatto dei suoi vestiti nel fiume e di essersi tagliato i capelli per paura di essere trovato dal vero assassino.

“Non commento le sue frasi, non era un intervento concordato”, si limita ad affermare al termine dell’udienza il suo legale, Giacomo Maj. La perizia psichiatrica che dovrà anche stabilire la capacità di Sangare di stare in giudizio, inizierà il primo aprile ed è stata affidata alla consulente Giuseppina Paulillo. La prossima udienza è fissata per il 22 settembre.

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